Interviste

Intervista a Lucinda Williams: Hearts & Guitars

Non è la prima volta che parlo con la signora Williams, anzi signora Overby, visto che si è unita in matrimonio con Tom, qualche anno fa. Ma lei non è cambiata. La voce, ah la voce. Strascicata, lenta, quasi sofferente. Una voce del Sud che però, nel corso degli anni, è diventata un po’ meno ermetica, un po’ più comprensibile. […]

Hey Lucinda, come stai?
Bene grazie.

Sono Paolo del Buscadero, ti parlo dall’Italia. In passato ci siamo già sentiti qualche volta.
Mi ricordo. Conosco la tua voce.

Grazie, sei gentile, vorrei farti domande sul tuo nuovo album, che trovo splendido.
Grazie.

Questo è il tuo dodicesimo album. Il primo registrato per la tua etichetta, Highway 20. Senza dubbio il tuo disco più importante.
Penso che lo sia. Sono molto orgogliosa di questo disco e, al tempo stesso, sono eccitata per vedere quali saranno le reazioni.

E’ un disco doppio, con venti canzoni. Forse questo è il momento più creativo della tua carriera. Hai scritto un mucchio di canzoni.
E’ vero. Abbiamo registrato moltissimo. Abbiamo almeno altre dieci canzoni pronte che, di sicuro, verranno usate per il prossimo disco. Sì, è un momento positivo: mi sento bene e riesco a scrivere con molta facilità.

Quanto tempo ci hai messo a scrivere tutte queste canzoni ed a registrare il disco?
Me la sono presa con calma. Quanto è tempo è passato da Blessed? Tre anni credo. Beh, ho iniziato lentamente a mettere giù un po’ di parole e poi le ho musicate con calma. Senza alcuna pressione. Nessuno che mi correva dietro, che mi faceva rispettare i tempi. Niente di niente. Io e mio marito, a casa mia, anche in giro, dipende. Ho scritto e scritto e sono venute fuori una montagna di canzoni.

Questo è essenzialmente un disco di chitarre…
Yeah, a guitar album…

Ed hai messo in fila una bella serie di chitarristi, impressionante: Bill Frisell, Tony Joe White, Jonathan Wilson, Stuart Mathis.Oltre a collaboratori regolari come Greg Leisz, Val McCallum e Doug Pettibone.
Mi reputo fortunata. Sono circondata da gente meravigliosa. Invece di andare in studio con la mia road band, questa volta ho usato un batterista diverso, un bassista con cui non avevo mai lavorato ed una bella serie di chitarristi. E’ stato tutto molto divertente ed anche stimolante.

Dove hai incontrato Tony Joe White?
Lo conoscevo già quando vivevo a Nashville, era mio vicino di casa. Una volta ci siamo trovati in studio ad incidere: era un tribute album a cui partecipava ancheEmmylou Harris.Così l’ho conosciuto. Di recente eravamo in studio a registrare e Tony Joe è venuto a Los Angeles per un concerto. Siamo andati a trovarlo dopo lo show e gli abbiamo chiesto se voleva venire in studio con noi, per suonare in qualche canzone. Lui ha accettato, si è fermato un paio di giorni ed abbiamo registrato assieme. Un grande musicista ed una splendida persona. E’ stato molto bello suonare con lui.

E Jonathan Wilson?
Ci siamo incontrati a Los Angeles, in studio, durante le registrazioni del tributo a Jackson Browne.La canzone che ho registrato, The Pretender,è
stata prodotta da Jonathan Wilson e l’abbiamo incisa nel suo studio di registrazione. Poi ci siamo sentiti saltuariamente e, un giorno gli ho chiesto se voleva venire in studio a registrare con me.

Hai usato anche la sezione ritmica di Elvis Costello, alcuni del Wallflowers,tra cui Jakob Dylan.
Yah. In quei giorni c’era un bel via vai.

Con molte probabilità questo è tuo disco migliore di sempre.
Graaaziee. Lo hanno detto anche altri. Poi, durante le registrazioni abbiamo filmato molte cose, quasi tutte. Non so ancora cosa ne faremo, forse
pubblicheremo un video, forse no. Ci dobbiamo pensare. Tom, mio marito, mi ha dato molte idee e mi ha aiutato molto.

In questo disco canti molto bene, sembri più rilassata.
E’ vero. La mia voce è migliore, dipende molto anche dalle condizioni in cui ho registrato. Ottimali, in tutti i sensi.

 

Trovi l’intera intervista su Buscadero n. 371 di ottobre 2014!

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