foto: Giuseppe Verrini

In Concert

Kenny White live a Milano, 7/4/2017

Kenny White, Spazio Teatro 89, Milano

L’occasione del concerto di Kenny White, in tournée europea, a supporto del suo ultimo disco Long List Of Priors, presso l’ accogliente Spazio Teatro 89, era troppo ghiotta per lasciarsela scappare. Per cui , con un gruppetto di affezionati followers Buscaderiano, mi sono fiondato riuscendo, anche grazie all’amica Giulia Nuti che l’accompagna alla viola in questo tour europeo, a fare quattro chiacchiere con Kenny prima del concerto.

Ho incontrato un personaggio davvero simpatico, alla mano, pieno di attenzione verso la nostra rivista, che conosce anche perché lui ha fatto da tramite per l’intervista con Peter Wolf. Innanzitutto mi complimento con lui per la sua attività di produttore, visto che è stato artefice del rilancio della carriera di Peter Wolf (già leader della J. Geils Band), negli ultimi 4 dischi. Mi racconta che lui ha stima assoluta per Peter Wolf, che ritiene uno dei più grandi artisti rock, un musicista davvero completo, in grado di misurarsi sia con il soul, con il blues, quanto con il country.
Poi mi dice che Peter Wolf gode della stima di tutto il mondo musicale ed è rispettato, tanto che qualunque musicista interpellato si è dimostrato davvero contento di poter intervenire sui suoi dischi.

Kenny mi narra della sorpresa di questo tour europeo e della incredibile facilità con cui ci si trasferisce da una nazione all’altra, magari guidando un’automobile; negli USA mi dice siamo abituati a spazi infiniti, per attraversare il Texas ci vogliono 2 giorni di auto.
Gli chiedo quale sia l’attività che preferisce, tra le molteplici sue, mi risponde che la sua preferita è e rimane quella di songwriter, ma soprattutto lui deve suonare, sempre suonare; è la sua passione principale.

Brindiamo insieme con un bicchiere di Falanghina e gli chiedo cosa ne pensi di Trump, che ha appena bombardato la Siria, mi dice che lui tutte le notti si sveglia e spera che questa elezione sia un brutto sogno. Purtroppo non è così e nel corso del concerto Kenny si rivolge al pubblico dicendo: «Pensavate di avere solo voi leader politici particolari, come Berlusconi, ma noi Americani siamo andati oltre con Trump».

Mi racconta del suo amore per la città in cui vive, New York, e soprattutto per il suo quartiere Brooklyn; parliamo di Judy Collins, che Kenny ha accompagnato al piano e che lo ha voluto, qualche anno fa nella sua casa discografica la Wildflower Records, un ricordo comune per Ernesto De Pascale che fu il primo a scoprirlo in Italia, ma poi mi rimane solo il tempo di complimentarmi per il suo ultimo disco, perché viene richiamato ai suoi doveri di performer.

Ho solo il tempo di chiedergli dell’intervento di David Crosby sul suo ultimo disco è mi conferma che Crosby, lui non si spiega come, ha grande stima di lui. Lo ha conosciuto quattro anni fa e Crosby stesso gli disse: «Quando vuoi che ti accompagni, chiamami e io vengo». Detto, fatto, mi dice, quando è venuto a New York per il concerto di Joan Baez, mi ha chiamato e si è messo a mia disposizione per il disco, davvero un grande personaggio!

Il concerto è davvero intimo, da piano bar, con un grand piano Kawai che Kenny accarezza o aggredisce a seconda delle canzoni che propone.
Il suo stile secondo me è formato per il 20% da James Taylor e per il 30% Randy Newman, ma il rimanente è farina del suo sacco, quando glielo dico a fine concerto, lui mi dice: «Aggiungici anche un po’ di Paul Simon e ci siamo!»

Comunque la sua storia artistica gli permette di misurarsi con tutti gli stili musicali sempre alla grande e con un approccio concertistico che lo avvicina al miglior Randy Newman solitario e pianistico. Sul palco Kenny gigioneggia non solo con la musica ma anche con il pubblico che riesce ad avvincere nelle sue spire musicali, conquistando subito le simpatie di tutti. Il concerto comprende quasi tutte le canzoni del suo ultimo disco, ma i brani vengono talvolta dilatati, con inserti pianistico-ritmici virtuosi che rasentano il barrelhouse.

Non contento Kenny White imbraccia pure una chitarra acustica, gentilmente prestatagli e con l’armonica esegue un paio di brani, dicendo che se suona l’armonica Bob Dylan, può ben suonarla anche lui! Lo accompagna per buona parte del concerto la viola suonata da Giulia Nuti che sa inserirsi con dolcezza e personalità, aggiungendo anche tocchi italici, come un bell’omaggio a Fellini, attraverso le musiche di Rota.

Nel finale come “encore” Kenny White esegue una canzone commovente dedicata ai genitori, con una lunga introduzione davvero personale e intima. Poi alla fine arriva l’abbraccio da parte dei pochi spettatori, una quarantina di fans, comunque pienamente soddisfatti, con acquisto in massa dei suoi Cd, che Kenny autografa con pazienza e dedizione, dedicando cinque minuti di colloquio ad ognuno dei suoi ammiratori.

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