Recensioni

The Art of McCartney, Tribute album

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The Art of McCartney
Kobalt/Self 2 CD
***

Raramente ho visto tanti musicisti importanti apparire in un tributo. Qui le stelle si sprecano. Prima di tutto Bob Dylan, se non erro è la prima volta che viene coinvolto in un tributo, un tributo che riguardi altri musicisti, non la sua persona. Quindi Billy Joel, Heart, Steve Miller, Brian Wilson, Willie Nelson, Jeff Lynne, Kiss, Paul Rodgers, Roger Daltrey, The Cure, Chrissie Hynde, Dion, Allen Toussaint, Dr John, Smokey Robinson, Cheap Trick, Alice Cooper, B.B. King ed altri. Come si può evincere un vero parterre de roi, con nomi altisonanti. Il risultato: sopra la sufficienza, non buonissimo. Alcune versioni sono così così e poi 34 canzoni sono troppe, la metà sarebbe stata perfetta. Sì, perché alcune cover sono belle, decisamente belle. Altre purtroppo no. Vediamo di esaminarle singolarmente.

CD 1
Apre la kermesse Billy Joel con una buona versione di Maybe I’m Amazed. Joel riesce a mantenere il pathos del brano originale, forse la canzone più bella composta da Paul, nel suo periodo come solista. Vocalmente ci siamo e l’arrangiamento è buono. Bob Dylan interpreta alla sua maniera, direi molto bene, Things We Said Today: la rilettura è piacevole, con la voce di Bob meno gracchiante del solito. Una cover che indubbiamente impreziosisce il disco e poi, già al tempo dei Beatles, Things We Said Today era una signora canzone. Meno bene le Heart. Le sorelle Wilson pasticciano un po’ Band on The Run: partono male, poi si riprendono, quando c’è di mezzo il ritornello. Ma, comunque la si vuole vedere, la versione è abbastanza inutile. Steve Miller rilegge Junior’s Farm: brano discreto e rilettura sui generis. Miller la interpreta con mestiere, niente di più. Meglio Cat Stevens/Yusuf, che interpreta The Long and Winding Road con indubbio mestiere. Forse ci mette un attimo di zucchero in più, ma la classe non è acqua e lui ne ha ancora parecchia. Harry Connick Jr è un crooner in odore di jazz, un raffinatone che imita un po’ Sinatra: infatti la sua My Love è molto elegante ma anche abbastanza noiosa. Invece Brian Wilson interpreta Wanderlust, tratta da Tug of War. Non è una grande canzone, ma Wilson la rende tale con una interpretazione molto personale, molto Beach Boys, tanto da farla diventare sua. Inutile la versione sofisticata di Bluebird di Corinne Bailey Rae, decisamente fine a sé stessa. Willie Nelson è un grande e la sua Yesterday è da… urlo. Già la canzone è bellissima, poi Willie ci mette la sua voce e la sua chitarra. Il Django Reinhardt del country, come lo ha definito qualcuno (per il modo di suonare la chitarra), rilegge il classico in modo sontuoso: voce, chitarra ed armonica (Mickey Raphaels). Splendida versione. Jeff Lynne invece usa tutto il mestiere di cui dispone per Junk: versione onesta, ben suonata. Niente di più. Barry Gibb (Bee Gees) rilegge in modo divertente e divertito When I’m 64: decisamente gradevole. Jamie Cullum usa il suo talento, che non è poco, ed Every Night è fatta con gusto. Mi sorprendono i Kiss con una cover version potente di Venus and Mars/Rock Show: sopratutto la seconda è un rock potente, decisamente godibile. E poi c’è il senso del rock. Il medley dei Wings ne viene fuori arricchito. Anche Paul Rodgers, vecchio marpione (ex Free, ex Bad Company) rifà Let Me Roll It da vero rocker: chitarre fumanti e la canzone, sempre dei Wings, è gratificata. Lo stesso non posso dire per Roger Daltrey che coverizza Helter Skelter con grande cattiveria e ne fa una versione dura ed urlata che mi piace poco. Lo stesso dicasi per Helen Wheels, nella interpretazione dei Def Leppard. Bella invece la rilettura di Hello Goodbye (era bella anche la canzone), da parte dei Cure (con James McCartney, figlio di Paul).

CD 2
Live and Let Die, tonitruante canzone che faceva da colonna sonora all’omonimo episodio della serie cinematografica di 007, è riletta da Billy Joel. Era una canzone mediocre, rimane tale. Invece Let it Be, grandissima canzone, non poteva uscire male: infatti Chrissie Hynde ci regala una rilettura da manuale, appassionata, cantata molto bene e suonata come si deve. Non posso dire lo stesso per Jet interpretata in modo fastidioso, con voci acute da due dei Cheap Trick: Robin Zander e Rick Nielsen. Anche Joe Elliott non convince più tanto con la sua versione di Hi Hi Hi. Altro brano interpretato dalle sorelle Wilson, The Heart, Letting Go. Niente di che. Steve Miller invece questa volta se la cava abbastanza, ma ha tra le mani Hey Jude: buona versione, ma non una grande versione. Chrissie Hynde ha fatto meglio, la rilettura di Miller è scolastica, classica, ma sin troppo uniforme. Rimandato. Pessimi invece gli Owl City con Listen To What The Man SaidPerry Farrell (Jane’s Addiction) mette a punto una buona versione di con Got To Get Into My Life: la canzone è bella e la sua cover ben fatta, suonata in modo adeguato. Dion interpreta Drive My Car: versione discreta, fatta in modo abbastanza neutro. Mi aspettavo  di più, Allen Toussaint, dal canto suo, rifà Lady Mdonna alla maniera di New Orleans: piano in evidenza e voce davanti a tutto. Non male, ma non mi entusiasma. Neppure Dr John, per essere sinceri. Let ‘Em In è fatta con il suo classico stile, ma mi sembra una versione sin troppo di routine. Smokey Robinson è invece dolciastro nella sua So Bad. Questa seconda parte è decisamente meno valida della prima. The Airborne Toxic Event se la cavano con una morbida No More Lonely Nights, come pure Alice Cooper che rifà Eleanor Rigby con grazia (incredibile… ). Toots Hibbert con Sly and Robbie rileggono, in stile reggae, Come and Get It. Versione divertente, fatta con gusto. Siamo alla fine, BB King interpreta On The Way come se fosse una canzone sua, e la fa bene. Sammy Hagar invece rilegge Birthday alla sua maniera, quindi male.

In definitiva, troppa carne al fuoco. Ci sono momenti notevoli, anche di grande musica, ma anche una accozzaglia di esecuzioni inutili, fini a sé stesse. Un singolo e 14/15 canzoni sarebbe stato l’ideale.

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