Recensioni

Turin Brakes, Lost Property

Turin-Brakes-Lost-PropertyTURIN BRAKES
Lost Property
Cooking Vinyl
***

Avevo talmente tanto perso di vista i Turin Brakes che, quando mi sono visto recapitare questo loro nuovo album, il settimo della loro discografia, la prima reazione è stata di sorpresa, qualcosa tipo: “Ah, ma sono ancora in giro?”. Colpa mia evidentemente, visto che la band londinese guidata da Olly Knights e Gale Paridjanian – e oggi completata da Rob Allum e Eddie Myer – non è in realtà mai stata assente dalle scene molto a lungo, continuando anzi a pubblicare dischi con una puntualissima scadenza di due, massimo tre anni tra l’uno e l’altro.

Confessatovi, quindi, il fatto che non saprei dire in che modo, qualitativamente parlando, Lost Property si collochi all’interno della loro discografia, andiamo ad analizzarne i contenuti per quelli che sono. I tempi in cui i Turin Brakes erano tra le band più coccolate da stampa e pubblico – nome di punta, coi Kings Of Convenience, di quello che venne definito “New Acoustic Movement” – sono decisamente passati, ma nella realtà è facile constatare quanto ancora siano capaci di mettere assieme una piacevole collezione di canzoni pop-rock dalle trame elettroacustiche, molto classiche e melodiche nella scrittura, immediatamente fruibili e accarezzate dalle sempre dolci armonie di Knights.

Se un difetto hanno queste canzoni, è quello di non essere sempre veramente personali, col rischio di posizionare i loro autori come una delle tante, generiche band del panorama pop britannico. In Lost Property, comunque, i Turin Brakes cercano di imprimere una certa varietà ai vari brani, nel tentativo, tutto sommato dignitoso, di dare alla scaletta vitalità e un pizzico d’eclettismo. E se pure, come dicevamo, non si possono definire originalissime, canzoni come 96, con le sue serrate chitarre elettriche; Brighter Than The Dark, col suo senso del dramma e una tensione ottenuta con una serie di partenze e rilasci, nonché con un ottimo uso degli archi; l’intimamente folk Martini; la psichedelica e riuscitissima Hope We Make It e la malinconia a là Radiohead privati d’ogni ansia sperimentale di Black Rabbit, sono fulgidi esempi di quello che Knights e Paridjanian sono in grado di mettere in campo.

Il resto – classicissime pop songs come Keep Me Around o la banalotta Jump Start; l’enfatico gospel, che pare fare il verso a Hozier, di Save You; le inflessioni eighties di Rome; una romanticissima ballata quale la title-track; una The Quiet Ones che potrebbe venir fuori da un qualsiasi disco di new folk – può essere anche piacevole, ma tutto sommato permeato di una medietà che sarebbe scorretto non sottolineare. Per chi si accontenta…

Il disco esce il 29 gennaio.

Questo mese

The Junior Bonner Playlist

Backstreets Of Buscadero

Facebook

TOM PETTY

ADMR Rock Web Radio

Rock Party Show Radio

The Blues Podcast