Recensioni

Vinicio Capossela, Le canzoni della Cupa

canzonidellacupaVINICIO CAPOSSELA
Le canzoni della Cupa
Warner
***½

Dopo cinque anni di silenzio discografico, torna con una nuova opera, ricca e complessa com’è suo solito, Vinicio Capossela un artista molto amato dai lettori del Buscadero. In questi anni Vinicio ha continuato a sperimentare nuovi percorsi musicali e come molti artisti del suo tempo, non si accontenta più di comporre e incidere musica, ma è interessato al cinema ed è ormai uno scrittore di successo come dimostra il suo recente lavoro Il Paese dei Coppoloni, candidato al Premio Strega dello scorso anno.

La raccolta delle storie e delle leggende della terra natale della sua famiglia, l’Alta Irpinia e Calitri vicino al fiume Ofanto, hanno ispirato anche questa nuova raccolta discografica che l’esorbitante Vinicio ha pensato di raccogliere in due CD ben suddivisi. Il primo denominato Polvere rappresenta il lato del sudore e dello sfruttamento del lavoro ma anche il ballo, l’innamoramento, il lato piacevole della vita. Il secondo CD si intitola invece Ombra e l’ambientazione e il tono delle canzoni sono completamente diverse. Qui regna la Luna, la Magia, i fantasmi, i licantropi. Qui vi sono sterpi e rovi e si sentono gli ululati dei Lupi. È il lato nascosto della vita che di notte emerge.

L’album è composto da ben trentun canzoni e ben lieti saranno i fans di Vinicio della pubblicazione di così tante nuove canzoni. L’album ha avuto una lunga gestazione – forse l’idea dell’album era già viva più di dieci anni fa – ma la personalità e l’intensa attività artistica di Capossela, a mio parere uno degli artisti italiani più curiosi, intelligenti e coraggiosi nell’affrontare nuove sfide, hanno fatto sempre posticipare questa raccolta. Ora, finalmente abbiamo il nuovo album tra le mani e chi ama lo stile caposseliano non rimarrà deluso.

Perfetta l’alchimia dei due album, così diversi per suoni e atmosfere e la mia predilezione va senza dubbio alla parte in Ombra che trovo inquietante ma molto affascinante. I suoni di Vinicio per questo doppio album si sono arricchiti della presenza di molti importanti musicisti quali Flaco Jimenez alle fisarmoniche – e il suo stile particolare si adatta perfettamente alle melodie avellinesi pur rimanendo in puro TexMex style – e poi , la Banda della Posta, Los Mariachi Metzcal oltre al fido Taketo Gohara e Asso Stefana, ormai da anni al fianco di Vinicio in qualità di musicisti e produttori.

In queste canzoni del Sud – sia in Polvere che in Ombra, ritroviamo echi di grandi autori quali Matteo Salvatore (scoperto da Claudio Villa, amato da Italo Calvino che affermava “Le parole di Matteo Salvatore noi le dobbiamo ancora inventare”), uno dei più importanti cantori dell’Italia del Sud e dei migranti meridionali di cui ora ci siamo completamente dimenticati. Matteo Salvatore meriterebbe un tributo e Vinicio oggi è la personalità musicale più vicina a lui come tematiche, stile, ispirazione e amore per la propria terra.Oltre a Salvatore, in alcuni brani Vinicio sembra riprendere le ballate care a Domenico Modugno – La notte è bella sola per esempio – interpretate con la stessa intensità emotiva.

Molte le canzoni degne di menzione di questa strana e ricca raccolta, fra queste inserirei La Padrona Mia, un raggio di sole nella vita grama dei contadini, un momento giocoso per ballare, vivere, innamorarsi dove il Sud d’Italia si incontra con il Messico. Senza dubbio splendida è poi L’acqua chiara alla fontana, una ballata e un dialogo conturbante tra una Signora e un Cavaliere per violino, voce e percussioni. Tra i brani dell’Ombra inserirei La Bestia del Grano, la storia di Il Pumminale, ovvero dell’uomo lupo, e la splendida La notte di San Giovanni con un perfetto suono di campane che rende l’atmosfera della canzone irreale e magica.

Tutto positivo quindi? No, ci sono, a mio parere, alcune zone d’ombra. Forse, operando di forbici, si poteva limitare il numero di canzoni e rendere il doppio CD più agile e più fruibile. Seconda annotazione, i suoni esoterici e i rumori di fondo, non rendono il suono più avant-garde ma servono a creare particolari atmosfere: io non li ho mai particolarmente amati. Per concludere vorrei aggiungere una nota a questo album: i fedeli caposseliani lo hanno seguito cavalcando balene, immergendosi in profondi e misteriosi mari, si sono asciugati e commossi al sole greco e ora sono pronti a seguirlo sui sentieri dell’Alta Irpinia, a caccia di leggende e di fantastici mostri, inseguendo fantasmi sempre alla ricerca delle proprie radici. Ma come un’eroe dei fumetti mentre noi ci ascoltiamo attentamente il suo nuovo lavoro, Vinicio, sono convinto, è già orientato verso nuovi suoni e nuove avventure. Buon ascolto.

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