Foto © Rodolfo Sassano

In Concert

Alan Sparhawk live a Segrate (MI), 5/6/2025

Le prime prove discografiche del dopo Low, per Alan Sparhawk, sono state inevitabilmente segnate profondamente dalla scomparsa della moglie e compagna di band Mimi Parker, a testimonianza di tutto il dolore e lo smarrimento provato in seguito a un evento così tragico e totalizzante. L’incompreso White Roses, My God, con le sue trame elettroniche e la voce perennemente filtrata da un vocoder, era simbolo plastico di questo abisso, come se l’unico modo per tornare alla musica potesse essere perdersi in un universo disumanizzante, in parte prosecuzione di certe sperimentazioni degli ultimi Low, ma soprattutto il mezzo per rimarcare l’impossibilità di tornare a unire la propria voce a quella di Mimi in quelle armonie al contrario profondamente umane, che da sempre erano marchio di fabbrica della formazione.

Se l’avventura Derecho Rythm Section, della quale si possono trovare testimonianze unicamente su Bandcamp, è stato un modo per trovare rifugio in un ambiente soprattutto familiare, il nuovo With Trampled By Turtles, pur nel tornare a sonorità nettamente più organiche e in linea con quanto da Alan di base tutti s’aspettano, ha al suo interno canzoni esplicite nel raccontare, stavolta in maniera più limpida e toccante, il dolore e il costante lavoro da fare per non perdersi (vedi pezzi come Screaming Song soprattutto, ma anche Not Broken o Don’t Take Your Light, per fare qualche esempio). 

Sparhawk l’avevo già visto live alla penultima edizione de Le Guess Who?, ma all’epoca ancora nessuno di questi dischi era uscito. Era stato un concerto emozionante e intensissimo, anche se con dentro anche qualche pezzo simile più a un esercizio di stile, che altro. Stavolta non si sapeva bene cosa aspettarsi e forse a quello è dovuta una partecipazione di pubblico infinitamente inferiore alle aspettative, vista la caratura del personaggio.

Sul palco sono in tre: ad accompagnare Alan ci sono il figlio Cyrus al basso (già con lui nei citati Derecho Rythm Section) ed Eric Pollard alla batteria (già compagno di band di Sparhawk nei Retribution Gospel Choir). L’inizio è elettronico, con le stesse atmosfere di White Roses, My God, voce filtrata compresa. Mentre sfilano le varie Get Sill, I Made This Beat, Can U Hear, Station, Brother  e Project 4 Ever, Sparhawk saltella e danza tarantolato per il palco, agitando per aria la felpa toltasi alla prima canzone, in coerografie semplici, insolite per il musicista, ma a loro modo efficaci.

Buona parte del sound arriva da una consolle attivata da Sparhawk, ma l’inserimento live degli altri due dona al tutto un carattere più pulsante e potente. Al netto di quanto detto sopra, la mia convinzione rimane che si tratti di pezzi in buona parte eccellenti, con basi musicali tutt’altro che malfatte, inevitabilmente rovinate dall’effetto sulla voce che, in effetti, piuttosto respingente è. A giudicare dalla performance, però, Aaln è convinto della bontà di queste tracce e, al contrario di quanto uno poteva supporre (o forse sperare), gli è rimasto fedele, non rendendole affatto più comunicative.

Questo per la prima mezz’ora, perché poi, a partire dalla breve Heaven e per l’ora successiva, sarà tutta un’altra storia. Lo stacco è tale che, per assurdo, pare quasi che Sparhawk abbia aperto per se stesso. Imbracciata la chitarra elettrica e archiviato il filtro sulla voce, si scivola così tra le canzoni del nuovo album. Non essendoci i Trampled By Turtles, bensì un trio con lo stesso assetto dei Low, è più a questi ultimi che si finisce per approdare. Screaming Song è intensissima e assolutamente da brividi, così come anche le altre canzoni che arrivano da With Trampled By Turtles, dalla splendida Torn & In Ashes a Too High, passando per una Stranger dal suono pieno ed elettrico e per una Not Broken presentata come «un pezzo che ho iniziato a scrivere tre o quattro anni fa e che ancora non sono riuscito a finire davvero». Su disco, in Not Broken, c’è il controcanto della figlia Hollis, la cui voce è così simile a quella di Mimi da far fare un tonfo al cuore. Qui non c’è, ma l’emozione è pressoché la stessa, anche perché la passione e l’intensità di Sparhawk è totale, qui come in tutto il concerto.

Non da segno infatti di essere in alcun modo deluso dallo sparuto drappello di appassionati di fronte a lui (sparuto, ma senz’altro affettuoso) e, anzi, si dilunga in ringraziamenti e si dice emozionato nello stare lì, nei boschi, dopo aver girato in città alla ricerca di un parcheggio durante la giornata. Per alzare il tasso rock dello show recupera due rugginosi pezzi dei Retribution Gospel Choir, JCMF e Poor Man’s Daughter, che quasi finiscono dalle parti dei Crazy Horse, ma in scaletta infila anche un bel brano dei Derecho Rhythm Section, Get High, e una nuova canzone, No More Darkness, un mantrico invito a «mettere da parte i pensieri negativi per concentrarsi su qualcosa di bello».

Nel bis arriva persino un pezzo dei Low, la bellissima Days Like These, che era stato singolo apripista per l’ultimo album della band, Hey What. Ci starebbe un altro pezzo dei Low, come ha fatto da altre parti (di solito Walk Into The Sea), ma forse perché stasera è il compleanno di Cyrus, si torna all’elettronica con Somebody Elses’s Room, il cui ipnotico refrain «There’s a party in the basement» a suo modo ha qui una sua ragione d’essere. 

Cosa Alan Sparhawk ha da riservarci per il fututo non è dato dire. Quello che è certo è che qui, stasera, ha saputo toccare come solo lui sa fare le corde dell’anima. Peccato per chi na avuto abbastanza fiducia per venire a vederlo.

Il concerto di Alan Sparhawk era una serata introduttiva di Un’Altro Festival.

Questo mese

INDICE BUSCADERO

The Junior Bonner Playlist

Backstreets Of Buscadero

Facebook

ADMR Rock Web Radio

La Linea Mason & Dixon blog

Rock Party Show Radio