
Su Buscadero, ci siamo innamorati della musica di Anna B Savage fin da quell’esordio che, ormai quattro anni fa, la riportava alla musica dopo un lustro di tribolazioni interiori, emersi dopo gli apprezzamenti verso un primo EP uscito nel 2015, i quali, sommati a una crisi personale, le avevano causato un blocco artistico e la classica, ma del tutto immotivata, «sindrome dell’impostore». Faccenda ormai pienamente superata, visto che dopo lo stupendo A Common Turn, altri due album parimenti intensi e bellissimi, In|FLUX del 2023 e il recentissimo You & I Are Earth, si sono aggiunti alla sua discografia, confermandola come una delle voci di maggior pregio del cantautorato contemporaneo.
Mi era già capitato di vederla dal vivo in passato, anni fa, all’End Of The Road Festival in Inghilterra, in versione chitarra e voce, e ho ricordo di una performance molto emozionante, fortemente basata sulla bellezza delle canzoni e sull’unicità della sua voce, ma il fatto che stavolta sarebbe stata sul palco con una band, rendeva la serata pressoché imperdibile. Devono averla pensata come me in tanti, visto che la sala dell’Arci Bellezza, a Milano, risulta quasi del tutto piena, di per sé già una gran bella notizia.
Anna, a voce e chitarra acustica, come si diceva, è qui accompagnata da una band composta da Genevieve Dawson a tastiera, chitarra e cori (cantautrice anche in proprio e autrice di un album e di un EP da scoprire), dal bassista Peter Darlington (qualcuno lo ricorderà in band come Spring King e Meadow Meadow) e dal batterista Joe Taylor (entrambi ai cori). Essendo l’ultima data del tour europeo, l’intesa fra loro, non solo musicale, appare perfetta: Anna a più riprese esprimerà amore nei loro confronti, a fine concerto tutti e quattro si stringeranno in un abbraccio fraterno e, visto pure il soverchiante calore espresso dal pubblico, Taylor per un paio di volte arriverà addirittura a commuoversi vistosamente.
La prima parte del concerto è quella per certi versi più intima, in cui i pezzi si configurano maggiormente attorno alla voce magnetica, espressiva e perfetta, mai un accenno di cedimento, di Anna e sulla sua chitarra, con la band a creare soprattutto un contorno impressionista, col basso a volte suonato con l’archetto, le parti di tastiera o dell’altra chitarra portate avanti con soffusa discrezione e persino con la batteria suonata più che altro tramite un tocco raffinato, incisivo ma leggerissimo. Si apre con la vecchia Corncrakes, più mossa nella sua seconda parte – ma sulla scaletta c’erano scritti, prima di lei, due pezzi non eseguiti: Agnes e Since We Broke Up – per scivolare dentro l’incantata Hungry, la bellissima Mo Cheol Thú («Tu sei la mia musica», un modo per dire «ti amo» in un dialetto d’Irlanda, nazione nella quale da quattro anni felicemente Anna vive e dove ha trovato l’amore), le altrettanto meravigliose I Reach For You e Lighthouse.
«Sarà parso strano, a chi aveva ascoltato i miei primi album, nei quali cantavo quanto mi piacesse essere single, trovarsi di fronte alle canzoni del nuovo disco, così convinte ed entusiaste nel dipingere le gioie del rapporto di coppia. Ma questo è quello che fa l’amore», dice prima di Talk To Me, canzone che fa da ponte fra le due visioni delle cose. Dopodiché inizia una parte del concerto più varia e ancora più intensa. Clamorosa a dir poco, con deflagrante sfogo sonoro della band, Say My Name, pezzo che travolge d’emozione la stessa Savage, costretta a grossi respiri per portarla a termine e chiusa tra delle lacrime a stento celate. Ma notevolissime anche Pavlov’s Dog, con le sfumature jazzate date dal drumming di Taylor e le pennellate di tastiere e chitarra; il connubio sintetico/organico di una coinvolgente e liberatoria in|FLUX; la buckleyana A Common Tern, passando per la title-track del nuovo disco e per una struggente Donegal.
Come non volere bene, poi, a una che chiude il concerto con una canzone, The Orange, descritta come «la prima canzone del mio repertorio a non essere del tutto negativa», da dedicare alle persone cui vogliamo bene, siano questi amici, famigliari o amanti? L’esegue in una versione di limpida e pura bellezza, che, avendo creato una sorta di spirito comunitario tra il pubblico, finisce per assistervi con solenne commozione. Commozione che persiste anche a show concluso, per una serata difficile da dimenticare.