
ARTISTI VARI
The Clayton McMichen Story
CMH Country Classics
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Prima della Carter Family e prima di Jimmie Rodgers, prima delle celebri Bristol Session del 1927 che sancirono in qualche modo la nascita del country, prima del bluegrass e di Bill Monroe, c’era l’old-time music, genere dal nome quanto mai esplicito. Tra i suoi esponenti più rappresentativi, almeno fino a quando non spostò i suoi interessi verso le band allargate e sonorità più vicine a swing e jazz, ecco Clayton McMichen, violinista di Allatoona, Georgia, nato nel 1900 e protagonista della scena negli anni ‘20, applaudito in tutta l’Unione e titolare di successi come Sweet Bunch Of Roses (oltre centomila copie vendute).
Inevitabile che un personaggio di questa levatura trasferisse il suo influsso sui musicisti delle generazioni successive, tanto che nel 1981 un quintetto facente capo al cantante Merle Travis, al chitarrista Mac Wiseman (colonna della formazione bluegrass guidata da Flatt & Scruggs) e al banjoista Joe Maphis decise di omaggiarne l’arte e la musica con un doppio album in cui venivano riprese 26 composizioni in qualche modo legate alla sua storia, non solo a quella più esplicitamente old-timey. A ricoprire il ruolo di violinista fu ingaggiato Fiddlin’ Red Herron, ripescato direttamente dagli anni Quaranta, mentre il basso venne imbracciato da Jackson D. Kane.
Ne risultò un disco d’un certo impatto tra gli appassionati del genere, ma che non fu mai ristampato e solo oggi, a opera della medesima casa discografica e con qualche variazione nella grafica della copertina, viene reso disponibile in edizione digitale adeguatamente masterizzata. L’old-time, pur legata in più modi al bluegrass, non ne ha la brillantezza né la fruibilità; tanto meno ha avuto l’onore di un movimento rivitalizzante come il prog-bluegrass che da Tony Rice, New Grass Revival e Peter Rowan ha condotto alla luce gli attuali talenti del genere Billy Strings e Molly Tuttle.
L’old-time (lo dice il nome), la sua patina arcaica ce l’ha nel DNA e da lì non si scappa. La bravura dei musicisti non si discute: il disco in questione ha molti punti di forza, con un repertorio che riporta in auge brani (in buona parte strumentali) come Give The Fiddler A Dram, In The Pines, Fire On The Mountain, Peach Pickin’ Time In Georgia, House Of The Rising Sun, Arkansas Traveler, Sweet Georgia Brown, Sweet Bunch Of Daisies, tanto per nominare quelli più noti. Rimane però l’amaro in bocca per la scelta di omaggiare McMichen senza osare qualcosa di più. Godibile, filologico, ma senza guizzi.