
BORN TO CRUISE: QUATTRO GIORNI DI CROCIERA NEL MEDITERRANEO PER CELEBRARE BRUCE SPRINGSTEEN
Genova — Barcellona — Marsiglia
21/25 aprile 2025
Premessa
L’idea di una crociera dedicata al Boss parte dalla mente vulcanica di Alberto Lanfranchi, fondatore (nel 2016) dell’associazione Noi & Springsteen, punto d’incontro per gli amanti di quella musica che ha fatto sognare intere generazioni e nutrito anche la passione del Buscadero. La nostra rivista ha dedicato decine di copertine e centinaia di pagine al percorso artistico di Bruce Springsteen, per cui, con Noi & Springsteen, i punti in comune sono pressoché infiniti. Ho quindi accettato con piacere di partecipare all’iniziativa Born To Cruise proprio per incontrare la moltitudine di appassionati riunita per 4 giorni, sulla motonave Fantasia della MSC Crociere, e conoscere loro e le decine di musicisti che hanno rallegrato le nostre serate a bordo, fino al concerto di Elliott Murphy e la sua band la sera del 24 aprile. Noi & Springsteen è una comunità di amici che ha lo scopo di creare un luogo — reale o virtuale — in cui i fan legati dalla stessa passione, fede, fonte di ispirazione e amore per il rock stradaiolo possano ritrovarsi. Una comunità di persone legate soprattutto, e il motto dell’associazione è infatti the ties that bind, dalla venerazione per Bruce Springsteen. L’amore di Alberto per il Boss nasce nel lontano 1987, quando lui e suo cugino Luca lo incontrano in quel di Asbury Park, presso il mitico Stone Pony. Un colpo di fortuna, di quelli che entrano nelle leggende metropolitane: Springsteen che dialoga con i suoi estimatori, incontrati casualmente nelle strade di New York o sul boardwalk del New Jersey (il racconto finì poi sulla rivista Rolling Stone, in un articolo dedicato allo Stone Pony). L’incontro cambia la vita di Alberto e lo porta a fondare l’associazione Noi & Springsteen, a organizzare il concorso Cover Me (per valorizzare il talento degli artisti che si ispirano al grande rocker) e, a Bergamo, il festival annuale dedicato al Boss. Alberto ha anche prodotto un album — Cover Me, piazzatosi secondo al premio Targa Tenco — e ha diretto il docu-film On The Road, con la partecipazione del compianto Massimo Cotto. Quest’anno, la finale del Cover Me si è tenuta a bordo della MSC Fantasia.
L’imbarco
Il giorno 21/04, si parte. L’imbarco è a Genova, città inquietante, per noi padani, «con quel mare che si muove anche di notte», ma la prima impressione è subito positiva. Per Noi & Springsteen, l’imbarco è riservato in un apposito gate, dove l’organizzatore accoglie tutti con il sorriso e una band improvvisa, nell’attesa, un concerto acustico. Tempo mezz’ora e siamo già imbarcati. La partenza della motonave MSC Fantasia è prevista per le 18:00, e alla stessa ora ci si ritrova tutti nel grande teatro L’Avanguardia per la presentazione, da parte di Alberto, del programma di Born To Cruise. Improvvisamente entra in teatro Elliott Murphy, accolto dall’applauso di tutti noi. Subito dopo, ci si raduna all’Insolito Lounge — un bar-club con palco per concerti, adatto ad accogliere qualche centinaio di persone — per il primo concerto della crociera.
L’atmosfera
Ma prima di parlare di quello che è successo, devo fare una premessa. Il mio scrittore preferito è David Foster Wallace e ricordo perfettamente il suo racconto satirico Una Cosa Divertente Che Non Farò Mai Più, in cui descrive una crociera nei Caraibi. Ebbene, parafrasandolo, questo articolo potrei intitolarlo Una Cosa Divertente Che Rifarei Sempre: se David fosse venuto alla nostra Born To Cruise, ne sono sicuro (lui aveva proprio un look e un animo da rocker), si sarebbe ricreduto. In crociera non abbiamo vissuto soltanto una vacanza «musicale», ma molto di più: abbiamo condiviso una passione aggregante per la musica rock, quella stradaiola, suonata nelle intersezioni delle crossroads, lungo le highway, nei vicoli di New York dove i tombini fumano sempre, sul boardwalk di Asbury Park e magari davanti allo Stone Pony, meta di pellegrinaggio per molti di noi. Qui ci sono solo «amici», indifferentemente musicisti e fan, e ci si abbraccia quando si riconoscono i ritornelli delle canzoni e ci si ritrova a cantarli tutti insieme, guidati dal «trascinatore» Alberto, intento a sbracciarsi entusiasta. Lui ci invita a seguirlo in quel rito catartico che, forse, si può creare solo condividendo le canzoni di Bruce. Canzoni che sono molto di più per ciascuno di noi: momenti di gioia, di dolore, di rabbia, di fuga dalla realtà; sono incontri con il nostro grande amore, sono tristezza per i conti presentati dalla vita, ma anche la certezza che esista una possibilità di riscatto. Canzoni che ognuno di noi ha fatto proprie quando le ha ascoltate, da lui, a San Siro, e cantate in coro con altre migliaia di persone, condividendo la stessa empatia. Questo è solo un flash di quello che ho provato vivendo la musica in una enclave di appassionati, tutti amici, tutti brothers & sisters. La stessa atmosfera che noi viviamo durante il Buscadero Day, che riunisce ogni anno centinaia di «innamorati» della musica (lo stesso Murphy partecipò all’edizione del 2014 e, quando l’ho salutato, se n’è ricordato con entusiasmo). Anche la sfera conviviale permette di approfondire conoscenze, creare amicizie, commentare i concerti. Così faccio conoscenza con ragazzi meravigliosi come Andrea, Giorgia, Regina e molti altri che non cito. Tranne Dario Migliorini, che il 24/04 ha presentato, con rara efficacia, il concorso Cover Me.
La Musica
Ogni pomeriggio, alle 14:00, ci si ritrovava al Pool Deck per un concerto acustico, all’aperto. Alle 16:00 si va all’Insolito Lounge (al settimo piano, situato sulla poppa della nave), un ampio bar dove si tengono concerti anche elettrici fino all’ora di cena. Dopo cena, ecco altre due serate di concerti, mentre dalla mezzanotte in poi, tutti al DJ Rock Party al Manhattan Club. Il 21/04 si esibiscono l’americano James Dalton (chitarra, armonica) e l’inglese Sam Scherdel (chitarra): ambedue dotati di carisma e grinta, propongono set acustici sia da solisti sia insieme. Ricordo, qui, una versione di Born In The USA del barbuto James (per sole armonica e voce) da brividi, stravolta e tramutata in un blues del Delta. Il 22/04, al Pool Deck, scopro il giovane Simone Bertanza,che maneggia con perizia l’acustica e propone una parafrasi folkeggiante del repertorio di Bruce, con versioni mature di Badlands, No Surrender, Dancing In The Dark, Darkness On The Edge Of Town. Con l’accompagnamento vocale di Lorenzo Semprini dei Miami & The Groovers, esegue una canzone che ha lo spirito del Boss, la mitica I Fought The Law, cantata in coro dal pubblico. Chiude l’applaudito concerto con una sua ballata, Australian Skies, prodromica alla partenza per il continente australe. Alle 16:00, al concerto della brava Roberta Finocchiaro, sale su palco anche Elliott Murphy che, nel tripudio generale, esegue con lei e il chitarrista Olivier Durand un medley di brani rock’n’roll degli anni ’50. L’atmosfera si fa torrida, tanto che temo per la successiva esibizione in solitaria di Roberta: lei, però, è bravissima, e imbracciando la sua Stratocaster esegue una manciata di brani di Bruce, tra i quali segnalo una lunga versione di New York City Serenade, in cui tutta la sua destrezza di chitarrista emerge alla grande. Riprende lo stile jazzato della canzone e osa richiamare persino Jimi Hendrix, mentre il suo canto sofferto dona il giusto pathos al brano. Poi, è la volta dello spettacolo di cabaret musicale City Of Night, con Corrado Gambi, che non riesco a seguire in quanto impegnato a presentare il Buscadero ad alcuni ospiti stranieri, i quali ne apprezzano la qualità attraverso le foto. Invece, i partecipanti italiani lo conoscono tutti, ma attraverso il padre, lo zio, la nonna… in sostanza, pochi lo leggono. Segue la Glory Days Band, con la presenza del carismatico e citato Semprini al canto e alla chitarra: loro sono, in realtà, un gruppo di rodati musicisti, tutti in qualche modo orbitanti intorno al Glory Days, festival annuale di stanza a Rimini. Daniele Tenca e Renato Tammi alle chitarre e al canto, Diego Alloj al sax, Alessio Raffaelli alle tastiere, Alessandro Alloj ai tamburie Andrea Montecalvo al basso sono più springsteeniani di Bruce ed eseguono le canzoni del Boss con una grinta che erutta note da E Street Band a ogni canzone. Durante la prima serata, propongono quasi integralmente la scaletta di Darkness: pura passione esplosiva, elettrica, che promana sudore, roots rock che ti raggiunge nell’anima. Sono 2 ore in cui tutti sono coinvolti e saltano davanti al palco, nessuno vuole che il concerto finisca e si passa a The River, Thunder Road e una conclusiva No Surrender (richiesta a gran voce) con Semprini e Tenca in grande spolvero. Il 23/05, al Pool Deck, si esibisce (sempre in acustico) un altro, promettente giovane musicista. Tommaso Imperiali (di cui è recentemente uscito il primo Meccanismi Di Difesa, di prossima recensione), oltre ad eseguire alcune cover presenta brani del suo esordio discografico: canzoni ritmate e grintose, con testi interessanti che rimandano all’Edoardo Bennato acustico (in I Motivi Degli Altri) e al Bob Dylan attrezzato con chitarra e armonica. Poi, tutti i partecipanti al Cover Me si presentano insieme, sul palco, proponendo una serie di canzoni di Springsteen in contesto elettroacustico e scaldando l’ambiente in vista della successiva cantante. L’ospite è Alexandra Jardvall forse l’artista più coinvolgente incontrata in crociera: compare con acustica e armonica e dice subito che, fin da piccola, quando ha ascoltato Bruce Springsteen, si è detta di voler diventare lui. È vero, però, che le ci sono voluti 20 anni di dura gavetta, suonando sulle navi da crociera dei paesi baltici e cantando dapprima i traditional di quell’area («tutti dedicati a storie di suicidi!», commenta), fino a modificare il suo repertorio, ampliandolo con cover di artisti anglosassoni (compreso Springsteen). Fu poi il pubblico a chiederle di eseguire solo quelle, e così, pian piano, Alexandra diventò The Girl Who Wanted To Be Bruce; anche se il suo repertorio è ben più vasto, con brani autografi. Il rispetto di cui gode le vale poi i cameo dei musicisti di Murphy, il chitarrista Olivier Durand e la violinista Melissa Cox. Dancing In The Dark, No Surrender, Land Of Hope And Dreams, Pony Boy: Alexandra inframmezza il lungo e grintoso concerto con il racconto della sua vita e conclude con «la mia vita è stata dura ma qui mi sento fra amici, sono a casa». Ovviamente il boato del pubblico la accoglie quando scende dal palco, dopo aver ricevuto una rosa rossa per festeggiare il suo compleanno. Dopo cena sale sul palco Fabio Melis, cantautore rock dal taglio decisamente springsteeniano (di cui, nel 2022, recensii il primo disco, Runaway Train) e, nonostante i suoi Steel Dreams siano improvvisati quasi sul momento (ma i musicisti in crociera non mancano, specie se si chiamano Glory Days!), dà vita a un ottimo concerto, decisamente elettrico, ricco di brani suoi e dell’uomo di Freehold. Anche qui, grinta e sudore nel nome di Asbury Park, con reminiscenze anche di Southside Johnny e dei suoi Jukes. Il 24/04, i concerti prevedono un’altra session dei Glory Days, che questa volta eseguono le canzoni di Nebraska coinvolgendo il pubblico e scaldando gli animi. Sale poi sul palco Luca Milani, che con i suoi Glorious Homeless presenta in power-trio il suo repertorio, tra i Nirvana e le basi fondamentali degli Who di Pete Townshend (compresi i salti finali, ma senza fracassare la chitarra!). Cover in solitaria, con la sua Fender Stratocaster rossa, di No Surrender, che rimanda a Nick Cave. Milani porta una ventata di grunge e di rabbia, il che non lo allontana certo da Bruce Springsteen, perché sempre il rock elettrico, potente, ha fatto parte del suo repertorio.
Il concerto di Elliott Murphy verrà recensito a parte, ma la nottata del 24 si conclude nel Teatro L’Avanguardia con il Cover Me e l’esibizione dei 10 finalisti: la vittoria va, sorprendentemente, al meno springsteeniano degli artisti, proprio Luca Milani che con la sua grintosa versione di Devils & Dust ha convinto i membri della giuria. Poi, si spengono le luci della ribalta su questa Born To Cruise in cui tutto, anche il comfort offerto ai crocieristi dallo staff della motonave Fantasia della MSC, ha funzionato alla perfezione. Lo sbarco è a sua volta velocissimo e senza intoppi. Restiamo in attesa della seconda edizione di Born To Cruise!