Foto: Lino Brunetti

Recensioni

Chrysta Bell, Feels Like Love e premiere live a Varese

Feels Like LoveCHRYSTA BELL
FEELS LIKE LOVE
CHRYSTA BELL MUSIC
***1/2

La cosa più probabile è che abbiate sentito parlare della texana Chrysta Bell per via della sua partecipazione all’ultima stagione di Twin Peaks, mitica serie TV diretta da David Lynch nella quale interpretava l’agente speciale dell’FBI Tammy Preston. In realtà, Chrysta Bell Zucht, questo il nome completo, è un’artista poliedrica e, oltre ad essere un’apprezzata fotomodella, prima ancora che attrice è una validissima singer-songwriter, autrice con quello in uscita in questi giorni di ben quattro album, dischi che l’hanno vista collaborare oltre che con Lynch, pure con un produttore di vaglia quale John Parish. Il nuovo Feels Like Love è probabilmente il suo lavoro più vario e diversificato, quello in cui con maggior forza e personalità ha tentato di allargare gli orizzonti di quel dream pop dalle tinte oscure e, va da sé, lynchiano, con cui s’era fatta conoscere fino ad oggi. Se quella rimane la base di partenza, qui Chrysta Bell ha messo la sua bellissima voce e la sua indubbia capacità nel costruire melodie capaci di rimanere in mente, al servizio di canzoni cangianti e dalle ascendenze diverse. È già indicativo in tal senso l’inizio del disco, con una Tonight We Rise dall’ipnotico ritmo kraut, l’incisivo pulsare del basso e le sventolate di chitarra a fare da base al lirismo innodico della voce, pezzo pronto a lasciare il posto a una title-track in bilico tra synth-pop e drappeggiature wave. Bellissima Red Angel, la cui melodia sognante si perde tra le maglie gotiche delle tastiere e il lavorio delle chitarre, quest’ultime pronte a lambire orizzonti psichedelici. Come dicevamo, non mancano i pezzi pop a pronta presa, vedi una Everest dal piglio drammatico o una Do You Think You Could Love Me che mi ha ricordato gli analoghi tentativi dei Dandy Warhols di mescolare rock, pop e un po’ di elettronica. L’elemento melodico è sempre protagonista, sia esso in un pezzo rock dal bel tiro e dalle strabordanti twanging guitars come 52hz o in ballate notturne, atmosferiche e cinematiche come la bella Time Never Dies o eteree e noir come Blue Rose o la più mossa Vanish. Il finale è tutto per la splendida Undertow, stavolta a là Lynch fino al midollo, anche nel suo ricordare vagamente la Wicked Game di Chris Isaak. È un disco, Feels Like Love, con tutte le carte in regola per appassionare ascoltatori anche diversi fra loro e per ambire a un buon successo di pubblico, anche se incredibilmente pubblicato dall’etichetta personale dell’artista, quando dovrebbe interessare i sempre più distratti art directors di qualche Major. 

A pochi giorni dall’uscita effettiva dell’album sul mercato, proprio l’Italia Chrysta Bell ha scelto per effettuare la data zero del suo tour, che per tutto aprile la vedrà presentare le sue canzoni in Europa, prima del rientro negli Stati Uniti con una sola data annunciata finora a New York. A far da location per questo debutto assoluto sono state il 28 marzo le Cantine Coopuf di Varese, la bella sala concerti che sta sotto al Twiggy Club. Ad attenderla c’è un buon numero di persone, considerando che ci troviamo in provincia e siamo nel mezzo della settimana lavorativa. Accompagnata da un solido trio formato da Jon Sanchez (chitarra e cori), Jayson Altman (batteria e electronics) e Christopher Smart (basso e cori), Chrysta Bell si presenta sul palco fasciata in un attillato vestito luccicante e non privo di conturbanti trasparenze, avvolta da una luce rossa. Inutile far finta di nulla, è bellissima e la cosa non lascia proprio per niente indifferente il pubblico, quantomeno quello maschile. Mentre canta ha sinuose movenze teatrali e sulla sua avvenenza un po’ ci gioca, facendo la femme fatale super sexy. Non si tratta di apparenza senza sostanza però: il talento è evidente e si vedono anche l’estrema concentrazione e l’emozione della prima data, nonché il piacere puro di scoprire per la prima volta che i nuovi pezzi funzionano bene anche dal vivo e sanno comunicare qualcosa al pubblico. La sua voce è potentissima e vibrante, si muove su più registri mettendone in mostra tutto il lirismo. Dietro di lei la band non ha esitazioni e non ha il ruolo di semplice complemento, servendo al meglio sia le melodie che le canzoni, che in sede live hanno un piglio mediamente più rock. I nuovi pezzi, presentati quasi tutti, si mescolano  efficacemente con i brani del vecchio repertorio e appaiono così le varie Devil Inside Me, Half Asleep, Over You, Planet Wide, Beautiful, le quali concorrono a creare quell’atmosfera da nightclub fumoso e sensuale, misterioso e immaginifico, non distante dal locale che si vedeva sul finire di ogni puntata dell’ultimo Twin Peaks. Lei esce poco dal personaggio, giusto qualche battuta, tipo quando chiede un’asciugamano per tergersi il sudore che le imperla il viso, a meno che, dice maliziosamente,  non si voglia essere inondati dal suo DNA, ma che il calore del pubblico la colpisca non poco si vede. Il divertimento è insomma reciproco, e se per Chrysta Bell e la sua band la serata è stata beneaugurante per l’inizio del tour e di questa nuova fase di carriera, per chi stava nel pubblico senz’altro è stata foriera di ottime vibrazioni. 

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