Recensioni

Dar Williams, Hummingbird Highway

DAR WILLIAMS
Hummingbird Highway
Righteous Babe
***1/2

A quattro anni dal suo ultimo album, torna Dar Williams, apprezzata cantautrice dello stato di New York (di quella parte che viene chiamata Upper State, per distinguerla dalla metropoli omonima). Per Hummingbird Highway mette insieme una decina di titoli autografi, con l’eccezione di un’ottima cover, in cui si accostano momenti vibranti e molto convincenti ad altri meno incisivi. O del tutto fuori luogo, come il singolo Tu Sais Le Printemps, cantato in francese, con un tema musicale jazzato (abbastanza risaputo) e arrangiato con una tromba in stile Tijuana Brass suonata da Todd Horton.

Ma andando con ordine, il primo applauso parte con la title-track, efficace e molto piacevole: la Williams dimostra come l’esperienza e la maturità le abbiano conferito una sicurezza, a livello di scrittura, non trascurabile. Meno memorabile, ma buona, è All Is Come Undone, tuttavia inferiore a The Way I Go e soprattutto a I Want To See The Bright Lights Tonight, brano gigantesco già nella sua versione originale (Richard & Linda Thompson) che Williams riesce a interpretare senza apparire scontata — arrangiamento giustamente di spessore, arioso, Rich Hinman intento a maneggiare chitarre d’ogni tipo, il produttore Ken Rich seduto dietro ogni percussione possibile e la tromba messicana di Horton meglio contestualizzata.

Bene anche la più lenta Sacred Mountain e Maryland, Maryland, aperta da un bell’organo B3 per cui è doveroso ringraziare Andrew Sherman (o Bryn Roberts, nel disco è accreditato allo stesso strumento oltre che al piano e ad altre tastiere) sebbene a spiccare sia la struttura ben articolata della canzone, tutto fuorché folk (diffidate di quanti classificano l’album a questa voce). Put The Coins On His Eyes vira magistralmente verso il bluegrass con il violino di Rani Arbo, il contrabbasso di Chris Morrisey e il banjo di Andrew Kinsey.

Per What Bird Did You See viene scelto un abito molto raffinato, caratterizzato dagli arpeggi delle chitarre acustiche in intreccio con le tastiere di Roberts. Il disco, infine, si chiude con Olive Tree, altra buona composizione ispirata da un viaggio nel mediterraneo (in Grecia, per l’esattezza), con citazioni di Aristotele e Platone, nonché consigli su come un ulivo vada cresciuto e curato.

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