Recensioni

Drive-By Truckers, It’s Great To Be Alive!

drive-by-truckers-great-aliveDRIVE-BY TRUCKERS
It’s Great To Be Alive!
Ato Records
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Chi conosce l’avventura artistica dei Drive-By Truckers sa che i loro album live, ufficiali o meno, sono molto diversi l’uno dall’altro e riflettono un particolare momento del loro percorso. Così Alabama Ass Whuppin’ è un furioso attestato della loro giovanile attitudine punk mischiata con i bollori di una disordinata vita sulla strada, Live from Austin è invece l’immagine del loro lato più rootsy, una sorta di americana giusto un po’ alcolica per non smentire le abitudini della band e Black Ice Veritè è un urgente private rehearsal show in una notte di gelo e tormenta per presentare in anteprima ai propri fans di Athens il loro disco (English Oceans) in uscita.

Ognuno di questi live rappresenta un pezzettino della loro storia musicale, ma non la esaurisce, se quindi volete una panoramica più ampia della loro dimensione live dovete per forza rivolgervi a questo entusiasmante It’s Great To Be Alive!,titolo preso dai versi di una canzone di A Blessing and A Curs e del 2006 e cronaca di tre serate tenute al Fillmore di San Francisco il 20, 21 e 22 novembre del 2014. Un live esaltante che ha il pregio di documentare un grande show e di offrire le tante sfaccettature della eclettica personalità musicale dei DBT, una band che nel tempo è cresciuta enormemente ed in quell’area di rock americano che sta tra classicità, radici e spinte moderne, è oggi la migliore.

Quarantacinque brani sparsi in tre CD, ma c’è anche la versione con DVD, un piece de resistence dove entra di tutto, dal loro arruffato e imbastardito southern rock a malconce storie perse nel diluvio di un dopo sbronza, racconti sghembi di un sud che pare preso da True Detective o da squinternati discorsi al bancone in qualche roadhouse sulla highway, lunghe esternazioni strumentali talmente acide e fuori di testa da far pensare ad una psichedelia del deserto (Gran Canyon) e cavalcate roots che si intrecciano a fremiti punk col ritmo primitivo di un rock n’roll straccione nato a sud di Memphis, secchi riff che non si capisce se debbano più agli Stones o ai Clash e ballate che hanno dentro di sé quel malinconico orgoglio di chi vive giorno per giorno con fatica e col mistero di cosa sia il domani, poesia elettrica che ormai non scrive, suona e canta più nessuno perché il mondo odierno di uno come Patterson Hood, il miglior letterato rock della sua generazione, non sa che farsene.

E allora il rock n’roll per Patterson Hood, per il bravissimo chitarrista, cantante e autore Mike Cooley, per il batterista Brad Morgan, per il tastierista e chitarrista Jay Gonzaleze per il bassista Matt Patton, questa la band di It’s Great To Be Alive!, diventa l’unica ragione possibile per sopravvivere e poter sfuggire a quel sud che le loro canzoni ridicolizzano nei suoi stereotipi e miserie culturali. E allora i Drive-By Truckers sono la rock n’roll band che legittima una volta di più questa musica, una band fuori tempo e fuori previsione, che non fa sembrare tutto vecchio e passato e tanto meno morto perché quando loro intonano Where The Devil Don’t Say o recuperano le novelle di Southern Rock Opera che hanno come titolo Ronnie & Neil, ed è inutile che aggiunga i cognomi, o Shut Up and Get On The Plane, ed è inutile che vi dica di quale aereo si tratti, o Woman Without Whiskey, ed è superfluo dire che di donne così loro non ne conoscono, allora capite che il rock è ancora una questione di pericolo e avventura e quando i DBT salgono sul palco potete essere certi che quel concerto è una questione di vita o di morte, come fosse l’ultimo della loro vita.

Trovi l’articolo completo su Buscadero n. 384 / Dicembre 2015.

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