
Ricorreva, nei primi giorni dell’anno nuovo, l’anniversario della nascita di Elvis Presley. Qualcuno se n’è ricordato, qualcuno no, colpevole il fatto che, lo stesso giorno, la ricorrenza veniva a cadere anche per il Duca Bianco, David Bowie (senza cifra tonda però). Da quando Bowie è morto, infatti, il giorno della nascita di Elvis è stato letteralmente soppiantato a suo beneficio. A torto? A ragione? Personalmente, preferisco Elvis: Lui, comunque, è il Re; Bowie un semplice Duca.
Un problema di Elvis sono i fan irriducibili: quelli per cui Elvis non si tocca e non si possono toccare nemmeno Priscilla e il Colonnello Parker. In quanto, comunque, sempre in qualche modo emanazioni del Re (ed entrambi mungitori del suo talento a beneficio del proprio conto in banca). L’altro grande problema del nostro sono stati i parassiti. Non solo l’ex-moglie (mai più risposatasi per non perdere quel cognome da Re Mida) e il sedicente «colonnello», ma anche i falsi amici della Memphis Mafia, dal padre Vernon in giù, passando per fratellastri e amici.
Ho visto coi miei occhi il «grande amico» Joe Esposito firmare brutte foto di lui con Elvis per venderle a 10$. E purtroppo, ho visto anche coloro che le compravano come fossero state autografate da Elvis stesso. Quisquilie, direte voi. Non tanto. A me, per esempio, ha dato parecchio fastidio vedere, qualche anno fa, il nome di Priscilla in qualità di produttrice dei dischi (pur apprezzabili) in cui la voce di Elvis è stata abbinata agli arrangiamenti della Royal Symphony Orchestra. Perché quel produced by Priscilla Presley strillato in copertina era solo un escamotage della signora per succhiare un’ulteriore fetta di royalties, senza di fatto muovere un dito.
La morte triste e inattesa della figlia Lisa Marie, poi, ha fatto sicuramente il gioco della madre, anche se c’è la speranza che Riley Keough — attrice e regista non scontata oltre che nipote legittima del Re — prenda dignitosamente in mano le redini di casa Presley. Tornando ai 90 anni di Elvis, anche se la stampa nostrana non ha dato loro particolare risalto, sono stati ampiamente celebrati a Memphis, con una quattro giorni di cerimonie, concerti ed eventi nel parco di Graceland. Senza dimenticare che tradizionalmente, in occasione del compleanno di Elvis, a Memphis viene aperta al pubblico anche la casa di Lauderdale Courts (oggi Uptown Square) dove i Presley, appena giunti da Tupelo, avevano abitato dal 1949 al 1953.
Tutte queste bassezze e tristezze non scalfiscono comunque l’importanza di una figura come quella di Elvis, senza il quale, probabilmente la storia della musica rock sarebbe andata diversamente. È lecito e doveroso chiedersi, infatti, se senza di lui avremmo mai avuto, per dire, un David Bowie. Gli ultimi vent’anni hanno visto lo svuotarsi dei depositi della RCA con la pubblicazione di dischi d’ogni genere: concerti, antologie, riassemblaggio di brani sulla base di cronologia e location delle session al posto delle antologie casuali di brani decise a suo tempo dal Colonello Parker.
Con particolare attenzione per il periodo 1968-1974, sono usciti cofanetti multi-CD o doppi vinili zeppi di informazioni e fotografie bellissime, che hanno reso giustizia a un periodo di Elvis spesso snobbato dai puristi per i quali esiste solo il Presley del periodo Sun Records. Posto che la discografia del Re è cosa infinita, per chi volesse andarsi a riascoltare qualcosa della sua produzione consigliamo, dei dischi originali, ovviamente il primo e omonimo 33 giri, con l’iconica copertina replicata dai Clash (e non solo), il capolavoro From Elvis In Memphis (1969) e un live immortale come Aloha From Hawaii.
Se però volete approfondire il discorso, e scoprire un Elvis differente, dovrete mettervi in cerca di uscite più recenti: The International Hotel, Las Vegas, Nevada, August 23, 1969 (live sul ritorno in scena dopo gli anni del cinema), From Elvis In Nashville (con le session del 1970, ma senza le sovraincisioni di coro e orchestra), From Elvis In Memphis: American Sound Sessions (le session del 1969 a Memphis, anche in questo caso solo Elvis con la band), i doppi album Elvis Country e Elvis Sings… (compilation molto riuscita che raccoglie brani di autori come Bob Dylan, John Fogerty, Paul Simon, Gordon Lightofoot etc.).
E se vi avanza un po’ di tempo, non negatevi la visione dello special televisivo ’68 Comeback e di That’s The Way It Is, filmato a Las Vegas nel 1970, con un’imperdibile parte iniziale in cui Elvis prova col gruppo, a Hollywood, senza orchestra e senza coristi.
Per il resto, diciamo soprattutto, citando Luciano Ligabue, «buon compleanno Elvis»!