Recensioni

Eric Bell, Remembering: Anthology 1996-2017

ERIC BELL
Remembering: Anthology 1996-2017
HNE Recordings/Cherry Red
***

Ecco un altro musicista, un eccellente chitarrista, Eric Bell, che la storia del rock ha relegato nelle note al margine di carriere più scintillanti come quella dei Thin Lizzy con i quali ha inciso i primi tre album, lasciandoli prima che la fama della band di Philip Lynott diventasse famosa, riuscendo però ad incidere due dei loro brani più famosi: Whiskey In The Jar The Rocker. 

Eric Bell, che cura personalmente, insieme con l’estensore Rich Davenport, le note di questo cofanetto Remembering che riepiloga la sua carriera solista che si svolse dal 1997 e fino ai nostri giorni, in 5 Cds, è nato a Belfast nell’Irlanda del Nord. Fin da giovanissimo assunse il ruolo di chitarrista (fu folgorato dai Lonnie Donegan e dagli Shadows) in bande locali, alternandosi sovente nei gruppi con un ancor più giovane Gary Moore divenendone un caro amico; altrettanto inevitabile l’incontro con Van Morrison e i suoi Them con cui riuscì a suonare in alcuni concerti, fino all’entrata nei Thin Lizzy. Suonò con Noel Redding, il bassista degli Experience di Jimi Hendrix e con Dick Heckstall-Smith e fece parte degli Skid Row. Negli anni ‘80 ritornò brevemente nel Final Tour dei Thin Lizzy; poi proseguì la sua attività musicale con la propria band continuando a suonare l’amato blues (con derive anche Hendrixiane) in piccoli clubs finché nel 1996, quando la BBC mise in onda The Rocker, un documentario dedicato allo scomparso Lynott, in cui Eric Bell compariva nelle interviste.

Eric venne quindi notato in un club Svedese durante una residency e venne invitato a registrare un disco Live, così nacque Live Tonite… Plus (primo cd) che venne distribuito solo in Svezia, registrato con la sua band: Tony Wooton (basso) e Romeo Parol (batteria). Il disco diventa un riepilogo sia della carriera di Bell con i Thin Lizzy con una lunghissima (11 minuti) Whiskey In The Jar, seguita da The Rocker; sia del suo amore per il blues con The Stumble (dal repertorio di John Mayall con i Bluesbreakers), Oh, Pretty Woman di Albert King e Baby Please Don’t Go di Muddy Waters che mostrano Bell a suo agio con i vari stili elettrici del blues; ma Bell non dimentica i suoi amori Irlandesi ed ecco una bella cover di Gloria dei Them; sempre in omaggio a Van Morrison ecco poi a sorpresa una sofferta Madam George da Astral Weeks

Purtroppo la scarsa distribuzione del live non contribuì ad accelerare il ritorno sulle scene di Bell che avvenne nel 2008 con un disco di nuove canzoni Irish Boy in cui Bell ammette di essersi ispirato sia a Van Morrison che a Lynott per la composizione, con alcune canzoni degne di nota, come la ballata Days Of Innocence con bella bottleneck e la Ballad By The Irish Sea piena di ricordi della sua terra.

Ma Bell non fu contento di quel disco e nel successivo Lonely Nights In London del 2010 prodotto dal chitarrista Bernie Torme’, oltre a sue canzoni, alterna gli amati blues: Hoochie Coochie Man di Muddy Waters e Shake Your Money Maker di Elmore James; e una acustica (con bottleneck) Dallas di Johnny Winter; la title-track, con begli intrecci acustica/elettrica, rimanda alle tristi notti di un Irish bluesman a Londra, mentre l’acustica Belfast Blues fa rivivere i suoi ricordi di Irish boy.

Exile del 2015 vede Bell in totale solitudine (suona tutti gli strumenti, tranne la batteria) con l’attenta produzione di Andy Quinn e contiene un commosso tributo allo scomparso amico Gary Moore con una commovente acustica Song For Gary; parimenti acustica e deliziosa è la title-track; mentre Deep In Your Heart è una bluesata love song che pare terminare con l’elettrica jazzata Don’t Love Me No More; mentre Concrete Jungle ci riporta alla durezza metropolitana. 

Ancora sotto la produzione di Quinn registra poi nel 2017 l’ultimo disco di questa Anthology Standing At The Bus Stop che inizia ancora con l’essenziale blues di Backdoor Man di Willie Dixon; poi il suo stile si volge verso un fingerpicking acustico che dimostra il suo amore incondizionato verso Django Reinhardt cui dedica In Memory Of Django e che recupera pure nella lunga Walking In The Park mostrando tutto il suo eclettismo chitarristico, evidente anche in brani che recuperano le radici R’n’R come Mistery Train e del blues con una bella acustica One Day Too Early.

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