Recensioni

Fairport Convention, Gladys’ Leap

FAIRPORT CONVENTION                                                                                                                                              Gladys’ Leap
Talking Elephant                                                                                                                                                           
***1/2  

Sebbene gli ultimi album, pur dignitosi, avessero rivelato un’evidente crisi di ispirazione, l’amichevole separazione dei Fairport Convention avvenuta nel 1979 gettò nello sconforto parecchi appassionati della storica band britannica. Che, dal canto suo, non fece nulla per farsi dimenticare: da quel momento, infatti, prese a esibirsi con cadenza annuale presso il festival folk di Cropredy, timbrando il cartellino a ogni nuova estate. La voglia di rimettere in piedi la vecchia sigla non aveva mai abbandonato Simon Nicol, il quale passò ai fatti nel 1985, richiamando i membri di lungo corso Dave Pegg e Dave Mattacks nonché ingaggiando il violinista Ric Sandersal posto del grande Dave Swarbrick (sofferente per quei problemi di salute che lo avrebbero sempre di più allontanato dall’ambiente).

Nicol, fondamentalmente un gregario nel mitico dream team dei Fairport anni ‘60, si ritrovò quindi a rivestire il ruolo del leader, ma a dispetto di ogni legittimo scetticismo, Gladys’ Leap si rivelò essere un buon disco di solido folk-rock, nella classica tradizione dei nostri. Di sicuro non un capolavoro, ma un album piacevole e riuscito, che dava punti anche al trittico uscito prima dello scioglimento malgrado non ottenesse particolari riscontri (del resto, alla metà degli ‘80 un lavoro di questo tipo era quanto di meno modaiolo potesse uscire).

Indisponibile da decenni, Gladys’ Leap viene ora ristampato per il 40° anniversario con suono rimasterizzato (senza bonus track, però), confermandosi un bel dischetto di puro Fairport sound, che nel 1985 segnava l’inizio di una vera e propria rinascita in corso ancora oggi. Un doppio omaggio alla sua vecchia band viene da Richard Thompson, a cui si debbono l’iniziale How Many Times (splendida e coinvolgente ballata elettrica delle sue) e la sublime sei corde dell’irresistibile Head In A Sack, decisamente più rock’n’roll che folk.

Un altro songwriter amico del gruppo è sempre stato Ralph McTell, qui rappresentato da ben tre composizioni, tra esse l’epica e toccante ballata The Hiring Fair (le altre due sono la filastrocca folk Bird From The Mountain e la rockeggiante Wat Tyler). L’altra ospite è invece la folksinger Cathy Lesurf, autrice e voce solista in My Feet Are Set For Dancing, dall’arrangiamento in verità troppo radiofonico e pop. Arrotondano il tutto lo slow dai toni bucolici Honour And Praise e soprattutto la trascinante The Riverhead / Gladys’ Leap / The Wise Maid, medley di gighe strumentali (elettriche) immancabile in ogni disco dei FC che si rispetti, con lo strumento di Sanders in gran spolvero. Album da riscoprire.

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