
GUY CLARK
Looking For The Words: Live At The University Of Houston Coffee House, October 30, 1970
Truly Handmade
**½
È bello constatare che anche dopo trent’anni di rovistamenti nei bauli, di archivi sarchiati e rivoltati come campi, vengano alla ribalta ancora registrazioni di cui nessuno aveva mai sospettato l’esistenza. Per il resto, non dobbiamo però lasciarci entusiasmare oltre il dovuto, perché spesso e volentieri questi reperti non sono sacri Graal, non hanno effetti miracolosi sulla discografia di alcun artista, possono giusto essere piacevoli. Fine.
È il caso di questo ritrovamento live che riporta alla luce il nome di Guy Clark (sicuramente noto ai lettori di Buscadero), nativo del Texas ai tempi in cerca di fortuna (non trovata) in California, tornato poi nello stato natio e gratificato dalla giusta attenzione in quel Nashville, dapprima come autore conto terzi, quindi con un contratto siglato inizialmente con RCA e in seguito con Warner. Quanto a pubblicazioni — una ventina in tutto, di cui due dopo morto e solo una quindicina realizzate in quarant’anni di incisioni in studio — Clark è sempre stato parco.
Questo Looking For The Words: Live At The University Of Houston Coffee House, October 30, 1970 risale al suo ritorno in Texas prima di trasferirsi nella capitale del Tennessee e presenta un Guy Clark intimo (lasciatecelo dire: forse ancora acerbo), lontano da quello che avrebbe debuttato su vinile cinque anni più tardi, dando alle stampe Old N°1. Il nastro (a bobine) fu registrato dal suo amico John Kuntz, che di quel concerto aveva costituito l’opening act.
A riprova di come si tratti d’un Clark non ancora all’altezza dei suoi primi dischi, c’è il fatto che il repertorio della serata sia costituito da brani originali poi rimasti inediti (evidentemente, i suoi cavalli di battaglia doveva ancora scriverli) e da cover. Il disco si apre con Susanna, dedicata alla moglie (personaggio decisivo nella sua carriera artistica oltre che sul fronte personale), un brano che appare anche nel precedente disco d’archivio del cantautore. Poi c’è una rilettura, non eccelsa, del classico Frankie & Johnny, cui fanno seguito il tradizionale Rye Whiskey e un’interessante riproposta della Just Like Tom Thumb’s Blues di dylaniana memoria.
I titoli si susseguono: Raggedy Ann, Spring Thing, The Gypsy Boy, Rain Brings Me Down, Corina Corina, Wine And Cigarettes e Step Inside My House, a quanto sembra, la prima canzone composta da Clark, un brano da lui mai inciso ufficialmente ma divenuto un classico in versioni altrui. C’è anche un rimaneggiamento della These Days dell’allora sconosciuto Jackson Browne (a quell’epoca già nota nella parafrasi di Nico), e ancora le interessanti Hill Country Blues e Looking For The Words, da cui il titolo del disco, come a dire che in quel periodo Clark fosse ancora in cerca delle parole giuste.
Un’opera soprattutto per completisti.