Foto © Lino Brunetti

In Concert

Jehnny Beth live a Milano, 18/10/2025

In qualche modo anticipatrici di tutta l’ondata (neo) post punk a venire, le Savages si ricordano non solo per aver pubblicato due dischi assolutamente eccellenti quali Silence Yourself (2013) e Adore Life (2016), ma anche per il fatto che erano un live band veramente da paura. Suono assassino, canzoni grandiose e una front woman d’eccezione quale Jehnny Beth (francese, vero nome Camille Berthomier), naturalmente dotata di un carisma difficilmente minimizzabile, di uno sguardo assolutamente spiritato e di un’energia incontenibile.

Come sono andate le cose lo si sa. A un certo punto, Jehnny ha lasciato la band per giocarsi la carta solista, ricongiungersi artisticamente con quel Johnny Hostile (Nicolas Congé) col quale aveva già operato nel duo John & Jehn, e nel frattempo, impegnarsi anche come attrice per il cinema (con ottimi risultati, ad esempio era in Anatomia di una caduta di Justine Triet), ma anche come conduttrice di un programma per Arte. Personaggio insomma piuttosto eclettico e sfaccettato, che, però, proprio in campo musicale sembra finora non essere più riuscito a esprimersi come ai tempi della band.

Entrambi i dischi pubblicati finora a suo nome, al sottoscritto sono parsi non del tutto convincenti. E non tanto per le scelte sonore – più elettroniche e pulsanti per l’esordio To Live Is To Live, più abrasive e distorte quelle del recente You Heartbreaker, You – quanto piuttosto per una sostanziale assenza di canzoni il cui valore sia tale da oltrepassare un vago piacere unicamente epidermico. Nonostante la passione evidente e la voglia di affrontare anche temi di un certo spessore, entrambi i dischi hanno insomma fallito per via di un’ispirazione pericolosamente latitante, nel primo album camuffata dietro una produzione massiccia, nel secondo dietro un suono ruvido con sotto poco o nulla da ricordare sul serio.

Quando l’avevo vista durante il tour di To Live Is To Live, m’ero trovato comunque di fronte il personaggio che ricordavo e il concerto non solo l’aveva portato a casa, ma aveva finito pure per esaltarmi non poco. Stavolta, come auspicavo anche in sede di recensione, mi aspettavo il bis, vista anche la volontà di giocarsi tutto sull’impatto feroce che il nuovo album ha. Purtroppo non posso dire che le cose siano andate così. Lei ovviamente la grinta e l’energia ce le ha messe come sempre, ma stavolta il mestiere è parso superare l’autenticità. Tutto ciò che era capace di esprimere nei concerti con le Savages – che vero o falso che fosse, sembrava alludere a questioni di vita o di morte – oggi è pura performance. La cosa ci sta tutta, ovviamente, ci mancherebbe, ma allora per mettere a segno un concerto che convinca devi avere le canzoni.

Qui all’Arci Bellezza di Milano – discretamente pieno, ma neppure sold out, a testimonianza del pubblico che ha perso con la scelta di mollare la band – in compagnia di Hostile alla chitarra, Hughes Rive al basso e Cyprien Jacquet alla batteria, ha messo in scena un sound iper chitarristico e distorto, ma pure parecchio di grana grossa, tanto da arrivare a ridurre quasi qualsiasi pezzo a un modello unico e immutabile, modellato sull’iniziale Broken Rib.

Il suo gettarsi in mezzo al pubblico, saltare invasata e darci dentro con una voce con ancora un sacco di frecce al suo arco, stavolta non è bastato a farmi uscire soddisfatto. Persino le cover di Army of Me di Björk o di Inversion dei Quicksand si perdono nel rumore generale, non abbastanza cattivo per fare veramente male e neppure abbastanza pop per nobilitarsi melodicamente. Pure quello che forse è il suo pezzo migliore, I’m The Man, un po’ si perde in questa cura estrogenata (la canta illuminandosi il volto con una luce rossa, bella trovata), tanto che il momento migliore arriva in chiusura dell’oretta di performance senza bis, quando I See Your Pain mette finalmente in mostra un po’ di passione vera e un po’ di noise chitarristico non invischiato con l’alt-rock da emittente radio commerciale di tutto il resto.

Intendiamoci, non che sia stato un completo disastro, ma neppure un gran concerto. Speriamo riesca al prossimo giro a trovare la quadra di una carriera al momento un po’ col fiato corto.

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