Recensioni

Laney Wilson, Whirlwind

LAINEY WILSON
Whirlwind                                                                                                                                                                    Broken Bow
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Non fatevi incantare dall’aspetto fisico da modella: Lainey Wilson, da brava donna del sud (è infatti originaria della Louisiana) è una country singer-songwriter a cui non difettano le qualità artistiche, e non a caso i Black Crowes l’hanno voluta come ospite nel loro ultimo Happiness Bastards. Dotata di un’ottima voce e di una buona capacità di scrittura, con Whirlwind l’autrice è giunta al quinto album, dopo che il precedente Bell Bottom Country del 2022 era stato il primo ad entrare nella Top Ten.

Nei primi quattro lavori Lainey aveva mostrato influenze varie, tra cui il country più classico mescolato ad abbondanti dosi di southern-rock ed anche un pizzico di soul grazie alla sua voce duttile, ma in questa sua ultima fatica l’esperto produttore Jay Joyce (al suo terzo disco consecutivo con la bionda cantante) ha voluto premere maggiormente sul pedale del country-pop nashvilliano, anche se si è premurato di non snaturare troppo il sound di Lainey rimanendo nel mezzo fra musica di qualità e sonorità commerciali.

E la scelta ha dato ragione alla squadra Wilson-Joyce, in quanto Whirlwind sta già facendo meglio del suo predecessore. L’iniziale Keep Up With Jones garantisce al disco un’apertura elettrica e roccata, gran ritmo e Lainey che mostra di non difettare di certo in grinta. Country’s Cool Again, titolo che è tutto un programma, mischia con successo un suono robusto, da outlaw-girl, con un arrangiamento adatto ai passaggi in radio, Good Horses è una ballata elettroacustica dal refrain corale scritta e cantata assieme a Miranda Lambert, discreta ma inferiore alla seguente Broken Hearts Still Beat, ottimo slow pianistico interpretato con buona intensità.

La title-track è una bella canzone ma risulta un po’ troppo lavorata e decisamente più pop che country, meglio sia la ballata western Call A Cowboy, dal motivo vibrante, ottimo assolo di slide e gran prestazione vocale, che il movimentato singolo Hang Tight Honey, rockin’ country dai suoni dosati al millimetro ma comunque coinvolgente. Il disco prosegue nello stesso modo, cioè in bilico tra musica ben costruita e suoni commerciali, senza mai sbilanciarsi troppo né da una parte né dall’altra, con l’intento forse di non scontentare nessuno: gli amanti del vero country potranno in ogni caso trovare qualche soddisfazione nella bucolica Counting Chickens e nella toccante ballata, ancora dal sapore western, Devil Don’t Go There (pollice verso invece per l’insulso funkettino sintetico Ring Finger, veramente brutta).

Difficilmente in futuro Lainey Wilson sarà una delle nostre country singers preferite, ma va detto in tutta onestà che in giro c’è molto di peggio.

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