In Concert

mclusky live a Milano, 12/10/2025

Avevano fatto un passaggio in Italia a luglio i gallesi mclusky e, prima di allora, credo non fossero mai venuti. Se anche fosse stato, considerando che il loro nuovo album, l’ottimo The World is Still Here and So Are We, è uscito quest’anno dopo oltre vent’anni di stop, sarebbe comunque intercorso troppo tempo per ricordarsene veramente.

Due date a questo giro, una al Covo di Bologna e l’altra nella Palestra Visconti dell’Arci Bellezza di Milano, saletta piccola (scontato il sold out), ma perfetta per la botta che il trio è pronto a scagliare sugli astanti, per buona parte attorno ai cinquanta, ma ancora vogliosi di scatenarsi a colpi di noise-rock e di lanciarsi anche in una versione consona all’età del pogo.

La batteria è chiusa dentro un paravento di plastica e se ne capirà bene il perché quando la si sentirà suonare, piena, rimbombante, potentissima. Dietro ai tamburi c’è seduto Jack Egglestone, mentre al basso troviamo Damien Sayell, entrato nella band nel post reunion e non quindi parte della formazione dell’epoca. A voce e chitarra, ovviamente, Andy Falkous, uno che a vederlo in giro diresti essere un impegato di banca, ma che con la sua sei corde tra le braccia è capace di affibiarti sciabolate di rumore assassine.

Ora, che la loro musica sia rumorosa, spigolosa e tagliente è un dato di fatto. Basterebbe l’attacco memorabile con la mitica Lightsabre Cocksucking Blues per rendersene conto, dato che è uno di quei pezzi che ti fanno capire a cosa andrai incontro fin dalle prime battute. Eppure i mclusky non sono solo violenza sonora e furia cieca: a parte che qualche pezzo che rallenta ed espone persino della melodia ce l’hanno – tra quelli suonati qui stasera, citerei almeno She Will Only Bring You Happiness, a modo suo addirittura pavementiano – ma ciò che ha sempre reso irresistibile la loro musica è l’arguta ironia che traspare da titoli e testi e che dal vivo prende forma definitivamente con le battute che Falkous spara tra un pezzo e l’altro. Ironizza sul tour degli Oasis, ammonisce sul fatto che non c’è bisogno di battere il tempo con le mani visto che hanno un batterista adibito a tenere il tempo, oppure invita a comprare dischi e magliette al banchetto così che si possano finalmente permettere uno yacht, a cui chiaramente daranno il nostro nome.

Spassoso quando, durante l’attacco di batteria di The Battle of Los Angeles, qualcuno ha l’ardire di affermare che somiglia a quello di We Will Rock You dei Queen, scatenando il risentimento di Sayell (che stava per cantarla), tra gli sfottò di Falkous e le risate generali. Al di là di queste facezie che fanno colore, i mclusky hanno ancora un suono veramente da paura, affilato e spietato, anche se, come il miglior noise-rock è sempre stato, non privo di una sua insana attrattiva.

I dischi più saccheggiati sono stati il capolavoro mclusky Do Dallas e il nuovo album, ma qualche pezzo è arrivato pure da The Difference Between Me and You is that I’n Not on Fire, mente nessuno estratto c’è stato dall’esordio. Hanno invece proposto già una nuova canzone, l’ottima I Know Computer, cosa che indurrebbe a pensare che ci stiano riprendendo gusto e che questo ritorno in pista non sia estemporaneo. A giudicare da quanto parevano divertirsi a suonare e da quanto hanno fatto divertire noi, direi che non dovrebbero esserci dubbi.

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