In Concert

Michael Gira & Kristof Hahn live a Milano, 13/4/2025

Col nuovo disco dei suoi Swans in dirittura d’arrivo – Birthing il titolo, ennesimo doppio CD o triplo LP, fuori il 30 maggio su Young God/Mute – Michael Gira è attualmente in tour col vecchio compagno di scorribande, tra i più stabili membri della band, Kristof Hahn, per una serie di concerti sicuramente molto meno oltranzisti di quelli fatti col resto del gruppo. 

Attenzione, meno oltranzisti non vuol dire necessariamente leggeri e svagati, solo essenzialmente molto meno rumorosi. In passato, a dire il vero, m’era già capitato di vedere Gira in solo e in acustico, ed erano state esibizioni dal carattere, senz’altro oscuro, ma sommariamente folk, nelle quali emergeva soprattutto il suo talento di songwriter. Un po’ diverse, come vedremo, le cose stavolta, in parte sicuramente per il fatto di essere in due, ma tanto anche per la scelta del repertorio, di fatto interamente proveniente dal canzoniere degli Swans, con tante cose che faranno inoltre parte del nuovo album.

Se volessimo sintetizzare con una sola frase il contenuto del concerto, parleremmo probabilmente di Swans disossati, asciugati, ridotti all’osso, per un risultato per certi versi ancora più ostico, perché privato dell’elemento più catartico e/o annichilente, quello dell’esplosione sonora e del rumore.

Nello Spazio Teatro 89 di Milano, allestito per l’occasione con delle sedie, le sedute sono tutte pressoché piene, a testimonianza del culto per nulla sotterraneo di cui Gira e la sua creatura beneficiano. A salire sul palco per primo è Hahn che, sedutosi alla lap steel, per una ventina di minuti, dando vita a dei loop sovrapposti, introdurrà il tutto con la sua Milano Overture, un magma dronico che sfumerà solo quando Gira lo raggiungerà on stage.

Da qui parte quello che ha tutta l’aria di un rituale ipnotico, tutto basato sulla ripetizione ossessiva di sparutissimi accordi suonati su una chitarra acustica, alla quale Hahn aggiunge le umorali sottolineature della lap steel, nel mentre che Gira salmodia invasato o preda di una qualche più o meno allucinata visione. Tutta la prima parte, la più plumbea, la più lunga, è dedicata ai pezzi del nuovo album – The Healers, I Am A Tower, Guardian Spirit, Red Yellow – brani che difficilmente stanno sotto i 10’ e che anche in questa forma paiono puntare dritti al cuore oscuro dell’animo umano, per riemergere redenti nella luce. È un trip che un po’ alla volta ti fa addirittura perdere la nozione del tempo.

Sarà perché più conosciute, ma risultano meno ostiche da assorbire, subito dopo, cose come It’s Coming It’s Real o A Little God In My Hands, indubbiamente tra i pezzi più amati della sua produzione più recente. Il momento più emozionante, però, arriva nel finale, perché Gira rispolvera un paio di vecchissime canzoni – la God Damn The Sun che chiudeva il controverso The Burning World, suonata in completa solitudine, e la malinconica Failure, che invece stava su White Light From The Mouth Of Infinity – mettendoci in mezzo l’unico brano appartenente al suo repertorio solista, una You Will Pay a un certo punto attraversata da un recitato poetico liberatorio.

A parte in un momento in cui ha inveito contro qualcuno che dalle prime file lo stava filmando, presumibilmente con assai poca discrezione, per tutto lo show Gira è apparso di ottimo umore, sorridente, gentile, qui e là intento a scambiare battute col vecchio amico Kristof Hahn. A fine concerto, come in realtà fa sempre, sarà al banchetto per chiacchiere, autografi e strette di mano. Ora prepariamoci al ritorno degli Swans, per l’ultima volta, stando alle parole del suo leader, in versione big sound. Poi, cosa accadrà in futuro, sarà un piacere scoprirlo.

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