
Se qualcuno mi dovesse costringere a nominare una (e una soltanto) band indie rock del nuovo Millennio, quella da salvare, quella da indicare come faro da seguire, probabilmente indicherei i Porridge Radio. Poche band, negli ultimi anni, hanno saputo calarsi in quella che è la tradizione più classica del genere, rivoltandola a proprio uso e consumo grazie a una scrittura personale, autentica, intensa e perfettamente riconoscibile. Merito della penna e della voce di Dana Margolin, che, sia pur giovanissima, ha da subito dimostrato di avere la stoffa della grande autrice e dell’interprete di vaglia.
È solo la convinzione che, pure da sola, Margolin riuscirà a essere significativa, a farci digerire il fatto che i Porridge Radio hanno deciso di dire stop e che quelli che stanno portando avanti in quest’estate saranno i loro ultimi concerti. In realtà, la possiamo vedere come l’ennesima prova del loro essere fuori dal comune, perché in quanti deciderebbero di sciogliersi all’apice del proprio percorso artistico, decidendo di farsi un ultimo tour assieme, vissuto come una cosa amichevole e comunitaria, come stanno facendo loro? Domanda retorica che ci porta a dire: assai pochi, forse nessuno.
A sto giro, l’Italia si è dimostrata abbastanza ricettiva per fortuna, perché erano ben tre le date nelle quali si poteva andare a dire addio alla band – Milano, Ferrara e Roma – con ulteriore postilla ad agosto, visto che saranno nel cartellone dell’Ypsigrock. Noi eravamo a Milano, in una Santeria Toscana 31 bello pieno, per fortuna condizionato a dovere, visto il caldo ormai ben più che incipiente.
Apre la serata Giungla, progetto di Emanuela Drei che, confesso, non avevo mai avuto modo di ascoltare. Con Arianna Pasini al basso e Giovanni Todisco alla batteria – e lei a voce e chitarra – ha dato vita a un buon set di rock alternativo decisamente calato nei nineties. Difficile dare una vera valutazione avendola ascoltata solo in concerto. I pezzi mi sono sembrati buoni, forse non proprio memorabili, ma comunque pieni di grinta, dal suono vivido, con Emanuela chitarrista convincente. Da approfondire, insomma.
I Porridge Radio, devo dirlo, sono però ben altra cosa e lo dimostrano fin da subito con Sick Of The Blues, primo singolo, ma anche brano di chiusura di quello che rimarrà il loro ultimo album, Clouds In The Sky They Will Always Be There For Me. Con Dana ci sono la tastierista Georgie Stott, il batterista Sam Yardley e il nuovo bassista Dan Hutchins, che già sull’ultimo album aveva sostituito la dimissionaria Maddie Ryall. Proprio le canzoni del nuovo disco faranno da ossatura principale all’intero show, quasi a voler sottolineare, per l’ennesima volta, il fatto di voler chiudere con un lavoro del quale sono fermamente convinti.
Che questo farewell tour, del resto, sia soprattutto una faccenda d’amicizia, Dana lo esplicita in uno dei rarissimi momenti in cui si concede qualche parola tra un pezzo e l’altro: racconta del loro arrivo dalla Francia, passando dalle Alpi e la descrive come un’esperienza bellissima, fatta tutti assieme, tanto che ci chiede se noi abbiamo mai fatto qualcosa di simile, ma con qualcuno a cui vogliamo bene, non da soli.
Passando al versante musicale, l’affiatamento del quartetto appare ormai totale. Dana è un’interprete passionale, capace di passare dal sussurro all’urlo catartico, così da risultare di volta in volta struggente o rabbiosa, malinconica e dolce, con tutto ciò che sta nel mezzo. La sezione ritmica dona slancio al tutto e perfetti sono gli inserimenti della Stott, sia con le sue tastiere, che spesso sono l’elemento che tutto sorregge, sia attraverso controcanti che ben si amalgamano alle melodie principali.
Diventa a questo punto superfluo citare un pezzo piuttosto che un altro, perché nell’insieme il concerto è stato tra i più coinvolgenti visti ultimamente, anche se viene difficile non fare menzione di una Wednesday particolarmente emozionale, di una Back To The Radio sempre più innodica e del finale trionfante con The Rip.
Poco prima c’era stata una Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky suonata da Dana sola alla chitarra, primo pezzo proposto nell’encore dopo la fine del set principale. Chissà quale sarà il percorso che intraprenderà alla fine di questo tour? Una cosa è certa, noi saremo qui ad attenderne le mosse, perché sul fatto che sia una fuoriclasse, ci sono pochi dubbi.