Foto © Rodolfo Sassano

In Concert

Primal Scream, Yard Act, DIIV e Arab Strap al Todays 2022, 28/8/2022

Tornato fin dall’anno scorso con la coraggiosa e indimenticabile edizione post (ma forse dovremmo dire through) pandemia, quest’anno il Todays di Torino ha ricominciato a girare a pieno regime con un’edizione nuovamente baciata dal successo, sia di pubblico (oltre 10.000 persone hanno affollato lo sPAZIO211 e l’ex fabbrica INCET, le due location del festival, nei tre giorni in cui si sono consumati i numerosi eventi che hanno visto coinvolti 90 artisti tra band – prevalentemente internazionali – e djset), che puramente artistico (encomiabili come sempre le scelte del direttore artistico del festival Gianluca Gozzi e del suo staff, sempre precise nel mappare cosa sta succedendo d’importante a livello musicale in giro, ma anche ragionevolmente attente al lato – diciamo così – commerciale, con un mix di nomi in grado di unire qualità e capacità attrattiva).

Purtroppo quest’anno non sono stato in grado di presenziare a tutte le giornate del festival, ma solo all’ultima, quella di domenica 28 agosto. Mi sono così perso un venerdì che ha visto sfilare (mi limito a elencare gli eventi principali, quelli dello sPAZIO211) la giovane promessa hawaiana Eli Smart, band amate quali Hurray For The Riff Raff e Black Country, New Road e la chiusura di Tash Sultana e un sabato super eclettico aperto dai funambolici Squid, reso frizzante dalle Los Bitchos, dark dai bielorussi Molchat Doma e chiuso dal pop di FKJ.

Fortunato chi ha potuto esserci! Io, per motivi di lavoro, dovevo necessariamente scegliere e, volendo seguire il cuore, la scelta non poteva che cadere sulla serata di domenica, quella più coerente a livello di line up e unicamente composta da band che, molto semplicemente, andrei a vedere ogni volta sia possibile farlo.

Non so come sia stato il mood delle altre sere, ma domenica le vibrazione sono state invariabilmente super good, con davvero un pubblico numeroso ad affollare gli spazi, tante facce amiche nella folla che non vedevo da un po’ (e chissà quante ne avrò perse) e l’elettrizzante sensazione che al di là di tutto sarà comunque una serata speciale. Una sensazione che rimarrà fino alla fine e nei giorni a seguire.

La fila è ancora piuttosto lunga fuori dai cancelli quando, puntualissimi sugli orari comunicati, alle 18:45 gli Arab Strap salgono sul palco. Non mi era ancora capitato di vederli dopo il loro ritorno discografico e devo dire che li ho trovati davvero in grandissima forma. Sound live decisamente più granitico e rock di quello messo in mostra in studio, con diversi momenti caratterizzati da distorsioni chitarristiche a fare da fondale alle narrazioni di un Aidan Moffat molto convincente nel ruolo di frontman sui generis, a partire dall’informale mise in pantaloncini corti, che tra l’altro continuava a tirarsi su perché forse troppo larghi. Facezie a parte, una prova di spessore, emozionante e variegata, con una setlist che ha pescato sì dall’ultimo As Days Get Dark, ma nella quale sono stati ripescati diversi brani dal repertorio storico, ad esempio brani come New Birds o l’immancabile The First Big Weekend con la quale hanno chiuso. Sempre enormi.

Per i newyorkesi DIIV quella qui al Todays era l’ultima data al termine di due mesi di tour europeo. Particolarmente attesa era la loro performance, anche perché il loro passaggio in Italia era stato all’inizio della pandemia tra i primi a saltare. Finalmente anche qui da noi hanno infine potuto presentare dal vivo le canzoni dell’ottimo Deceiver, ultimo album uscito ormai a fine 2019. Proprio sulle sue canzoni s’è retto il grosso dello show, ma non sono mancati gli estratti da Is The Is Are e dall’esordio Oshin, del quale quest’anno ricorre il decennale. I problemi di Zachary Cole Smith con le droghe pare e si spera siano solo un ricordo del passato; quel che è certo è che il quartetto non ha mostrato debolezze e, forti anche di una scrittura alla base, magari non super varia, ma senz’altro d’ottima fattura, ha ben spazzolato le orecchie dei presenti con un pugno di canzoni in bilico tra shoegaze, dreampop e psichedelia, mai troppo urticanti, ma capaci d’insinuarsi sotto pelle. Gran finale, con opportuno pogo, con la bellissima Blankenship.

Dei gruppi che c’erano qui stasera, gli unici che non avevo mai visto live erano gli inglesi, di Leeds, Yard Act. Il loro esordio The Overload m’era piaciuto parecchio e quindi tanta era la curiosità. Che dire? Dal vivo sono ancora meglio che su disco! Intanto possono contare su un frontman divertente, ciarliero, super simpatico come James Smith, uno che sembra non abbia fatto altro nella vita che stare sul palco e che snocciola rime e ganci melodici con furiosa ironia. Sotto, la sezione ritmica formata da Ryan Needham e Jay Russell incornicia tutto con dinamismo e ipnosi post punk, mentre la chitarra di Sam Shjipstone ondeggia tra rapidi riff, schegge free acuminate e piccole invenzioni sempre esaltanti, mettendo il giusto pepe alle composizioni della band, sapidamente in bilico tra post punk a là Fall, indie rock inglese primi anni 2000 e una vibe hip hop nel modo di porgere le liriche che non guasta. Molto, molto bravi.

Infine, headliner della serata, i Primal Scream che, diciamolo subito, alla fine sono stati forse quelli meno convincenti del lotto. E non tanto perché non hanno suonato Screamadelica per intero come annunciato, anche se in più d’uno la cosa qualche disappunto l’ha creato, quanto perché, pur con tutto l’impegno messo in mostra, rispetto ad altre volte in cui li avevo visti, non mi sono mai sembrati entrare realmente in serata. Al Todays I concerti si sentono sempre incredibilmente bene, ma durante lo show di Bobbie Gillespie (comunque agghindato con un completo screamadelico) e soci, m’è parso che i suoni fossero a dir poco confusi. La cosa ha senz’altro rovinato tutta la prima parte di show, quella in cui sono sfilati brani come Swastika Eyes, Skull X, Pills ed Exterminator, prive di mordente ritmico (si sentiva pochissimo basso e batteria), con la chitarra invece sparata a mille a dare un’impressione più che altro di tamarragine. Meglio a partire da una lunga e psichedelica Deep Hit Of Morning Sun, con i momenti migliori della performance arrivati nella sezione rock’n’roll aperta da Jailbird e proseguita con Movin’ On Up, Country Girl e Rocks (e pazienza per l’uso di basi registrate, ad esempio i cori gospel). La voce di Gillespie è ormai quella che è, ma lui mi ha sempre ispirato un gran simpatia, ci si mette d’impegno a coinvolgere il pubblico e alla fine, anche se non attraverso un concerto memorabile, appaiono divertenti e il risultato lo portano a casa. Peccato abbiano suonato solo un’oretta, chiusa da una lunga Loaded nel bis, qualcosa in più ci sarebbe stato.

Nell’insieme, come dicevamo, una grandissima serata comunque. L’appuntamento è per il Todays 2023! Fin da adesso non vediamo l’ora!!

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