
Pur frequentando con assiduità l’Arci Bellezza di Milano, per un motivo o per un altro, fino a oggi non ero mai riuscito a presenziare a nessuna delle edizioni dello Psychodelice Fest, festivalino giunto alla sesta edizione con la curatela del Bellezza, di Caramello e In State Of Flux. Finalmente ce la faccio, riuscendo ordunque a testare con mano quello che è sempre stato un fondato sospetto, ovvero che trattavasi di serate pressoché imperdibili se appassionati di un certo tipo di musica, psichedelica certo, ma non solo.
Saltata la partecipazione dei Partinico Rose, pare intenti a gestire la defezione di uno dei loro componenti, si parte alle 20:15, nella sala principale, con gli Huge Molasses Tank Explodes, non molto tempo fa tornati con l’ottimo III, chiaramente il loro terzo album. Psichedelia krauta con stratificazioni shoegaze e un’impronta sognante nelle melodie, dal vivo la loro musica circuisce ancor più che su disco. Avrebbe abbisognato di dispiegarsi su tempi più lunghi rispetto alla ventina di minuti loro concessa, ma ad ogni modo il giudizio non può che essere molto alto. Peccato fossimo ancora in pochi al loro show.
Si scende giù nella Palestra Visconti, dove subito dopo va in scena Black Snake Moan, one man band formata da Marco Contestabile. Chitarra elettrica (spesso a dodici corde) filtrata da un’imponente pedaliera, cassa e un repertorio che occhieggia al blues e al folk tingendoli di psichedelia dronante e fumosa, che in qualcosa potrebbe persino ricordare le ultime cose di David Eugene Edwards, spogliate però della cornice wave. Niente male.
I Giöbia – nel frattempo siamo tornati di sopra nella sala più grossa – negli anni li ho visti più volte e ne ho seguito la costante evoluzione musicale. Oggi sono definitivamente una macchina da guerra, soprattutto dal vivo, con le loro varie anime coagulate in una botta heavy psich da paura, con infiltrazioni stoner e space rock, ma anche reminiscenze vagamente folk e sixties, soprattutto quando viene tirato fuori il sitar e nell’aria pare spirare aria d’incenso indiano. Una garanzia.
L’unico gruppo straniero in cartellone erano gli scozzesi Soapbox, da Glasgow. Al momento hanno all’attivo giusto qualche singolo che faceva pensare a una band d’impronta post punk, ma la scheletrica ruvidezza della performance e la basicità tecnica del quartetto me li hanno fatti sembrare molto più una band punk fatta e finita, senza il post di mezzo. Rozzi e pungenti, con l’asmatico frontman Tom Rowan ad aspirare dalla pipetta e un secondo dopo darsi anima e corpo come un tarantolato, i Soapbox al momento sono sembrati soprattutto una band da vedere dal vivo, dove garantiscono indubbiamente divertimento. Vedremo cos’avranno da offrirci in futuro.
Infine a chiudere tutto i grandi Bachi Da Pietra, a un anno dall’uscita ancora in giro sui palchi d’Italia a portare le canzoni dell’ultimo Accetta E Continua (solo un paio le canzoni vecchie suonate stasera). Di loro abbiamo scritto più volte (questa era la terza volta che li vedevo live in meno di un anno) e qui ci preme giusto ribadire la forza e l’efficacia delle loro canzoni e la potenza che ormai ha il loro suono anche dal vivo, grazie all’ingresso di Marcello Batelli a fianco degli storici Giovanni Succi e Bruno Dorella.
Grande serata! D’ora in avanti allo Psychodelice Fest non mancherò più, vi consiglio di fare altrettanto.