Recensioni

Sophie Auster, Next Time

AUSTER_NEXT_TIME_AlbumCoverSOPHIE AUSTER
NEXT TIME
BMG
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Figlia degli scrittori Paul Auster e Siri Hustvedt, attrice e modella, Sophie Auster è anche una valente singer songwriter, già autrice di un paio di album (l’omonimo esordio del 2004, Dogs And Men  del 2015, a cui andrebbe aggiunto un EP uscito nel 2012), che le hanno valso il plauso di alcune delle maggiori testate internazionali. Il nuovo album è nato dalla collaborazione col produttore svedese Tore Johansson, conosciuto grazie all’intermediazione dell’amica e collega Nicole Atkins. Con un centinaio di canzoni scritte nel corso di due anni, la Auster, da New York, ha iniziato a scambiare dei file con Johansson in Svezia, il quale rispondeva con idee d’arrangiamento e con soluzioni da sperimentare. Con l’ulteriore contributo del musicista Martin Gjerstad (e di un pugno di strumentisti dei quali non so i nomi nel momento in cui scrivo), alla fine sono stati scelti dodici brani da mettere su nastro, quelli che oggi sentiamo in Next Time, disco che conferma e rilancia le doti canore e di scrittura della cantautrice americana.

Con arrangiamenti che prevedono l’utilizzo di fiati, archi e pianoforte, oltre che gli usuali strumenti del rock, queste dodici nuove canzoni si segnalano sia per le loro melodie pop impregnate d’un classicismo d’antan (pezzi come Dance With Me o Missing ce li si potrebbe immaginare in un disco dei Fleetwood Mac), che per la loro sapienza nel mescolare r&b e soul in un tessuto che rimane ancorato alla classica canzone pop-rock. Il sound potrebbe apparirvi mainstream, ma nel senso in cui lo si poteva intendere sul finire degli anni ’70, con giusto qualche aggiornamento all’oggi per via di qualche tastiera o di un beat elettronico nell’altrimenti semi-acustica Rising Sun. L’inizio è scoppiettante con una Mexico che rende sexy i Calexico degli ultimi album, ma un po’ tutta la scaletta – ovviamente senza esporre alcunché di rivoluzionario – tiene desta l’attenzione, con pezzi pimpanti come My Baby, piano ballad come Black Water, innodici slanci dalle tinte soul come Dollar Man, torch songs come Dragon Blood Tree o affondi rhythm&blues come la bella Let It Go. Rende fresca una musica che ha decenni di vita sulle spalle la Auster, grazie ad interpretazioni sempre eccelse e a una scrittura solidissima.

Per chi abita in nord Italia, ben quattro occasioni per poterla ascoltare e vedere dal vivo nei prossimi giorni: il 26 aprile all’Astro di Fontanafredda in provincia di Pordenone, il 27 alle Cantine Coopuf di Varese, il 29 al Bravo Caffè di Bologna e il 30 al Foce di Lugano, in Svizzera.

 

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