Foto © Piero Capizzi

In Concert

The Delines live a Castelfranco di Sotto (PI), 16/5/2025

Gliel’avevo augurato, anzi gliel’avevo chiesto espressamente, e i ragazzi del Backdoor ci sono riusciti ancora una volta! Dopo due concerti memorabili che hanno portato nella provincia pisana Bruce Cockburn (marzo 2024) e Ryley Walker (ottobre dello stesso anno), la Casa del Popolo di Castelfranco di Sotto, il non-luogo che sopravvive vivo e vegeto nonostante la scomparsa del sogno comunista, questa volta ospita nientepopodimeno che i Delines di Willy Vlautin.

Non sorprende che un non-eroe come Vlautin, uno che ha trascorso la vita raccontando le vicissitudini della gente comune, nelle sue canzoni (con Richmond Fontaine e Delines) e nei suoi romanzi, abbia deciso per questa puntata italica di privilegiare piccoli club periferici, lontani dalle grandi metropoli. In ogni sua traccia scritta, Willy ha mostrato una grande sensibilità verso i cosiddetti “perdenti”, gente che lavora duro ma resta ai margini, dimenticata dalla vita. Ex detenuti, adolescenti soli, donne abusate, lavoratori sfruttati: nessuno di loro è mai idealizzato, tutti sono raccontati con empatia e rispetto. Le ambientazioni – motel decadenti, bar anonimi, paesaggi desertici – diventano luoghi simbolo della sopravvivenza.

E anche sul palco, niente dell’atteggiamento del chitarrista ricorda quello di una rock star. Silenzioso, timido, se ne sta in disparte, quasi nell’ombra, sulla sinistra del palco, lasciando le luci dei riflettori alla sua cantante e musa, Amy Boone, la sola a scambiare qualche parola col pubblico che gremisce la piccola sala in tutti i suoi cento posti.

Avevo incontrato Vlautin, qualche anno fa, in una delle ultime tournée europee dei suoi Richmond Fontaine, ma è la prima volta che lo vedo nella formazione che ha creato nel 2014 con base a Portland, Oregon. Mi chiedevo se dal vivo la band potesse ricreare quel magico equilibrio di lounge jazz, soul e country che mi aveva affascinato nel corso di tutta la loro discografia. Ebbene, missione compiuta: i Delines sono riusciti egregiamente a riprodurre quell’atmosfera sognante, soffermandosi prevalentemente sull’ultimo lavoro, l’ottimo Mr. Luck & Ms. Doom.

Così davanti ai nostri occhi sono sfilati i tanti personaggi e le vicende di emarginazione, fallimento e redenzione che abitano quel disco. Attraverso la voce di Amy, abbiamo colto la fragile felicità che per un attimo fugace unisce l’ex detenuto e la cameriera che vive in macchina della title track. Abbiamo seguito le ricerche della donna scomparsa di Maureen’s Gone Missing, e condiviso l’adrenalina dei truffatori di JP & Me che si rifugiano in un motel col loro bottino. Abbiamo sentito la disperazione della protagonista di Don’t Miss Your Bus Lorraine, appena uscita di prigione per reati di droga, che non riesce a trovare una seconda possibilità per rifarsi una vita. E, infine, ci siamo ritrovati accanto alla donna di Sitting On The Curb, seduta sul marciapiede a guardare in silenzio la sua casa bruciare. 

Oltre a gran parte del repertorio dell’ultimo disco, i Delines hanno ripreso alcuni brani tratti da The Imperial, loro terzo LP, che evidentemente sta nel cuore di Vlautin e soci. Mi ha particolarmente commosso lo strumentale notturno Lynette’s Lament, scritto da Cory Gray, tastierista e trombettista della band. L’unico aspetto migliorabile di una serata, senza dubbio affascinante, è stato il missaggio: la voce di Amy, a tratti, risultava un po’ coperta dagli strumenti e non abbastanza in primo piano per risaltare davvero.

Una nota a margine: questi gruppi anglofoni continuano a pensare che l’inglese sia idioma alieno dalle nostre parti, per cui limitano al minimo racconti e commenti fra un pezzo e l’altro. Benedetta, quindi, è stata l’intervista a Willy Vlautin condotta da Stiv Cantarelli. Sono emersi alcuni aspetti interessanti del suo approccio alla scrittura. Ogni suo atto narrativo, infatti, nasce inizialmente con l’intenzione di diventare una canzone. Solo quando le storie e i personaggi continuano a tormentarlo, restando nella sua mente a lungo, decide di svilupparli oltre, trasformando quel primo spunto in racconto o in romanzo. Dalla chiacchierata scopriamo anche che, oltre a John Doe degli X, l’altro idolo di Vlautin era Dallas Good, chitarrista della band canadese dei Sadies, scomparso a 48 anni per uno scompenso cardiaco. Rivelatrice del suo approccio da underdog l’affermazione di Willy che avrebbe preferito guidare il pulmino scassato dei Sadies, piuttosto che la limousine cromata dei Led Zeppelin, tanto il suo amore per la formazione di Toronto.

Serata splendida! Mi aspetto altre sorprese dal gruppo del Backdoor! 

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