Foto © Davide Mombelli

In Concert

The The live a Gardone Riviera (BS), 28/6/2025

Dopo tanti anni passati a vedere concerti, sono ormai pochi i gruppi del cuore a mancare ancora all’appello: per ciò che riguarda me, la più vistosa delle mancanze rimane quella dei Rolling Stones che, per un motivo o per un altro, non sono mai riuscito a vedere e, a questo punto, ho il timore che come lacuna resterà tale. Ci sono poi quelle band che sei sicuro che non riuscirai a vedere mai perché, a un certo punto, o si sono sciolte o semplicemente si sono dissolte nel nulla: tra queste, quelle che senz’altro sarei portato a citare sono i Thin White Rope e, fino a un po’ di tempo fa, i The The.

Della band di Matt Johnson m’innamorai perdutamente negli anni 90, a partire da un disco che, all’ascolto, ancora oggi mi emoziona e mi dà i brividi, Dusk, il mio varco d’ingresso a un songbook che definire eccellente è decisamente poco. Anche se, in effetti, all’epoca qualche passaggio in Italia probabilmente lo fecero, non ebbi modo mai di vederli dal vivo. Con l’uscita di NakedSelf del 1999, Johnson sembrò pensionare anzitempo la sua creatura più nota, di fatto sparendo dai radar, se non per pubblicare qualche disco sperimentale e qualche colonna sonora, roba mediamente distantissima da quella per la quale l’avevamo conosciuto. Chiaramente, esibizioni live zero.

Un primo ritorno alla canzone avvenne nel 2017, quando pubblicò il singolo We Can’t Stop What’s Coming, brano dedicato alla scomparsa del fratello Andy e prodromo per la ripresa dell’attività live, a capo di una formazione rinnovata. Il resto è ormai storia: dapprima l’uscita del clamoroso disco dal vivo The Comeback Special e infine il ritorno con un nuovo album d’inediti, l’ottimo Ensoulment, un quarto di secolo dopo l’ultima volta.

Dopo una premessa di questo tipo, non vi sarà difficile immaginare quanto ritenessi imperdibile l’unica data italiana della band, parte della second european leg del loro Ensouled World Tour, tanto più che il concerto si sarebbe svolto in uno dei luoghi più affascinanti d’Italia dove poter vedere la musica dal vivo, ovvero l’Anfiteatro del Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera, quella che fu la residenza del vate Gabriele D’Annunzio. Un luogo, come saprete sede della sempre notevole rassegna Tener-a-mente, che non ha lasciato indifferente neppure il buon Johnson, il quale non solo ha, a più riprese, espresso tutto il suo amore per l’Italia, ma si è detto anche emozionato e contento di suonare in un luogo del genere.

Che non fossi l’unico ad attendere il ritorno dei The The dal vivo, lo dimostra il colpo d’occhio gettato in platea e sulle gradinate, affollate in ogni dove. Tra il pubblico ritrovo numerosi amici e c’è pure qualcuno che s’è sobbarcato un lungo viaggio per essere qui stasera, a dimostrazione dell’amore e dell’affetto nei loro confronti. 

Non sono ancora le 21.30 quando le casse iniziano a mandare l’intro registrato Valhalla, al termine del quale i musicisti salgono sul palco attaccando con la nuova Cognitive Dissident. Con Matt (voce e chitarra), ci sono il chitarrista Barrie Cadogan (molti di voi lo conosceranno come metà dei Little Barrie, ma anche come collaboratore di musicisti quali Paul Weller o Primal Scream), molto bravo sia nei fraseggi della sua sei corde che alle seconde voci; il tastierista DC Collard, abile orchestratore lungo tutti i pezzi e figura essenziale quando si dedica all’armonica, e la sezione ritmica formata dall’estroso bassista James Eller e dal batterista Earl Arvin, entrambi precisi e affidabili, oltre che figure fondamentali, visto che spessissimo le strofe delle canzoni dei The The si appoggiano essenzialmente su basso e batteria, per poi riempirsi con gli altri suoni nei ritornelli.

Fin dalle prima battute, i The The mescolano classici come Sweet Bird Of Truth, Armageddon Days Are Here (Again) e Heartland coi pezzi del nuovo disco, i quali, in qualche modo, dettano il mood dello show. Il suono è elegante, modellato su ballate che avvolgono con i loro suoni suadenti. La voce di Johnson è ancora una meraviglia e lui, come da consuetudine, canta usando tre diversi microfoni, risultando sempre molto partecipe. La band espone grande classe, ma forse, anche complici dei volumi (per ovvie ragioni) non eccessivamente sostenuti, pare mancare un po’ di quella spinta necessaria a far salire autenticamente la temperatura. Se poi aggiungiamo che anche pezzi vecchi, come Love Is Stronger Than Death o Slow Emotion Replay, vengono offerti in versioni più lente, capiamo come mai a un certo punto ci prende la sensazione di eccessiva uniformità.

È probabilmente lo stesso Johnson a capire che è arrivato il punto di animare la situazione e, a partire da una meravigliosa e innodica This Is A Day, invita il pubblico ad ammassarsi sotto il palco, suggerimento colto al volo da una bella fetta di persone. Il cambio di passo risulta evidente, perché già The Sinking Feeling risulta decisamente più potente e pulsante di quanto offerto fino a quel momento, ma pure le successive Dogs Of Lust  (graffiante, col suo memorabile e insistito riff d’armonica) che I’ve Been Waitin’ For Tomorrow (All Of My Life) (questa seconda con splendido assolo di piano elettrico), non solo continuano a profilarsi pungenti, ma si lasciano pure andare a efficaci allunghi strumentali. 

Il set principale si chiude con una Infected che ci riporta indietro nel tempo, ma c’è ancora spazio, nei bis, per l’inno immortale dell’ariosa e melodica Lonely Planet, per le memorie di Uncertain Smile e per una Giant cantata in coro con tutto il pubblico. 

Nell’insieme, una serata davvero magica, che mi piacerebbe ripetere tra le mura di un club, magari coi suoni a tutto volume. Speriamo che Matt e i suoi The The non ci facciano attendere troppo a lungo.

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