Recensioni

Todd Snider, High, Lonesome and Then Some

TODD SNIDER
High, Lonesome And Then Some
Aimless / Thirty Tigers
***½

A scriverlo, e anche a dirlo, c’è da spaventarsi: sono trascorsi più di trent’anni da quando restammo letteralmente fulminati davanti al disco d’esordio di Todd Snider. Un classico, ricchissimo di belle canzoni e testi che da mandare a memoria; un classico in un’epoca in cui le opere meritevoli di questa definizione non erano certo comuni come venti o venticinque anni prima.

Credo di non essere l’unico a pensarlo: in seguito, Snider non è mai riuscito a eguagliarsi. Il secondo disco era stato una delusione (ma si sa, per scrivere il primo album c’è tutto il tempo, per il secondo, dovendo battere il ferro finché è caldo, solo pochi mesi), il terzo era meglio del secondo e i successivi hanno faticato a lasciare il segno. Il nostro si è confermato un buon autore, ma senza più il guizzo iniziale. Nonostante tutto, in questo trentennio ha pubblicato oltre venti dischi (ottima media), inclusi tributi a colleghi e raccolte di demo e rarità.

Il penultimo Crank It, We’re Doomed, che abbiamo recensito positivamente sulla nostra rivista, era un progetto rimasto nel cassetto, di cui alcuni brani erano finiti altrove, mentre ora l’artista dell’Oregon torna con un prodotto nuovo di zecca. High, Lonesome And Then Some è un disco minimale di cantautorato blues (ricorda alla lontana Ramsay Midwood), sofferto e cantato con voce sempre più incrinata, essenziale nella struttura, con un paio di voci femminili (Erica Blinn e Brooke Gronemeyer) che danno una mano al titolare quando non arriva a prendere le note alte, percussioni quasi in punta di piedi (Daniel Leyes, Jackie High e Joe Bisirri), belle chitarre e un pizzico di tastiere (Aaron Lee Tasjan, il co-produttore, suona quasi tutto).

Non un capolavoro (quelli sono come i pomodori saporiti: non si trovano più), ma un bel disco. I testi non stupiscono come quelli di un tempo e d’altra parte, come dice lo stesso Todd, «una volta cantavo di ragazze giovani, ora canto di amici che non ci sono più», e a conferma c’è proprio il testo di Older Women, forse il più spassoso del disco, in cui racconta di come la sua ultima fiamma giovane gli abbia fatto venire l’esaurimento nervoso, decretando che l’unico vantaggio da lui conseguibile presso una «ragazza» sia quello di farsi indicare dove trovare una donna matura. E proprio questo brano, con la title-track e col blues The Temptation To Exist, costituisce la parte migliore del disco — un terzo, visto che si compone di 9 canzoni — non solo a livello lirico ma anche musicale.

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