
VV. AA.
C92
3CD, Cherry Red
***1/2
Prendendo spunto dalla mitica C86, compilation uscita nel 1986 (come allegato della rivista inglese New Musical Express) con le migliori band delle etichette indie, la Cherry Red pubblica ora, dopo molti altri sequel riguardanti le stagioni successive, una tripla C92 dedicata all’anno 1992. Per i più giovani o smemorati di voi: le cassette vergini dei nostri Walkman erano contrassegnate dalla sigla che ne indicava la durata del tempo di registrazione. Ecco, quindi, le famose C46, C60, C90 e C120 (il cui nastro inesorabilmente si arrotolava, rovinando le canzoni).
C92 vanta, di nuovo, le liner-notes della Lois Wilson di Mojo e contiene una cinquantina di canzoni incentrate sul periodo post-baggy e pre-Britpop vissuto dal Regno Unito in quell’anno. Molto interessante l’introduzione, che inquadra il periodo storico dell’Inghilterra (e non solo). Nel 1992, infatti, venne dischiarata la morte del vinile e, nei negozi, audiocassette e CD li rimpiazzarono quasi totalmente. Il mercato discografico era sospeso tra i due estremi del grunge e della disco, ma il settore degli indipendenti sembrava in fermento.
La famosa John Peel’s Festive Fifty — la classifica delle migliori 50 canzoni votate dagli ascoltatori della sua trasmissione sulla BBC — già segnalava, nel 1991, l’avvento di decine di nuove band sulla scena musicale. In questa time-capsule che ci riporta indietro di oltre 30 anni, troviamo molti artisti che sono rimasti figure di rilievo nella storia del rock made in UK, dai Radiohead (esordienti assoluti con Prove Yourself dell’EP Drill), gliAuteurs ancora in debito con Marc Bolan del singolo Showgirl, lo shoegaze dei Ride (Leave Them All Behind), i quasi dimenticati ma eccellenti Gallon Drunk con la loro musica sospesa tra punk-blues e jazz, i Cranberries dell’indimenticabile Dolores O’Riordan (Dreams), il noise-pop psichedelico dei Catherine Wheel, gli Inspiral Carpets al massimo della loro forma in Dragging Me Down, gli sfortunati Lush (con il singolo giapponese Superblast) e altri ancora.
Non mancano però le vere e proprie scoperte come i Moonflowers, band di Bristol assai politicizzata, e il primo singolo di Amelia Fletcher (Can You Keep A Secret?, incisa con i soldi del nonno nel 1988, ma uscita solo tre anni più tardi). E poi gli sfortunati Wendys, travolti dal fallimento della Factory Records, e l’alt.country dei Telescopes, i Blind Mr. Jones (detti «Jethro Tull dello shoegaze» per l’uso del flauto) e gli umoristici Sultans Of Ping F.C., Sweet Jesus, Kinky Machine, le Bang Bang Machine predilette da Peel… e le sorprese sono tante ancora!