Foto: Rodolfo Sassano

In Concert

Wilco live a Milano, 19/9/2019

Sono le 19:30 quando sul palco del milanese Fabrique salgono gli Ohmme, band di Chicago sostanzialmente formata dalle cantanti e chitarriste Sima Cunningham e Macie Stewart, a cui c’è da aggiungere l’apporto del batterista Matt Carroll, sul finire dell’anno scorso intestataria di un bellissimo esordio pubblicato da Joyful Noise, Parts. A Milano siamo in pieno orario dell’aperitivo e, infatti, non sono moltissime le persone presenti nel locale, nonostante gli orari delle performance fossero stati resi noti per tempo. Peccato per chi non c’era, perché il trio ha dimostrato la propria originalità anche dal vivo, attraverso un pugno di canzoni sghembe e spigolose eppure a modo loro pop, minimali e scheletriche come dei Velvet dalle reminiscenze folk, ma anche attraversate da schizzi avant e da un affilato pulsare post punk. Oltre ad alcune delle bellissime canzoni del loro album, qui hanno piazzato anche una cover di Girl Loves Me di David Bowie, non subito riconoscibile per via di una versione del tutto coerente con il loro stile e pertanto ancor più rimarchevole. Le band di Chicago non deludono (quasi) mai e qui ne abbiamo avuto l’ennesima conferma. 

I più attesi sono però ovviamente i titolari della serata, ovvero quei Wilco già in giro a promuovere il nuovo Ode To Joy, anche se mancano ancora un paio di settimane alla sua pubblicazione. Chi vi scrive, inutile nasconderlo, ritiene la band di Jeff Tweedy probabilmente la più grande in ambito rock degli ultimi venticinque anni, un po’ per il valore artistico dei suoi dischi (tra i quali si contano almeno due/tre capolavori, diversi album grandissimi e, giusto negli ultimi tempi, qualche lavoro meno strabiliante, ma comunque mai meno che buono), un po’ per il fatto che sono uno dei migliori gruppi live in cui ci si possa imbattere oggigiorno. Negli anni mi è capitato di vederli non meno di dieci volte e mai, sottolineo mai, sono uscito dal locale in qualche modo deluso (neppure stavolta).

Tre sono le cose che rendono un concerto dei Wilco sempre qualcosa di speciale: la prima, ovviamente, è che hanno un repertorio di canzoni di una bellezza a dir poco accecante, testimonianza del grandissimo talento come songwriter di Tweedy; la seconda è che nelle loro pagine migliori i Wilco hanno saputo prendere un genere classico quale l’Americana per farlo esplodere in mille direzioni diverse, attraverso un sound unico che dal vivo diventa ancora più esaltante; la terza, collegata a quest’ultima, il fatto che ciascun musicista della band sia portatore di una personalità unica, capace di brillare singolarmente, ma di trasformarsi in qualcosa d’ineguagliabile come collettivo.

Ecco perché meno interessanti sono risultate spesso le loro nuove canzoni, perché si sono profilate come canzoni di genere, più che buone magari, senza però quella marcia in più che i migliori Wilco hanno sempre plasticamente messo in mostra. In questa serata hanno presentato ben sette brani di Ode To Joy – il nuovo album che non ho avuto ancora modo di sentire – ma anche queste, pur se non male, hanno sofferto in rapporto coi pezzi classici. Il difetto principale è parso quello di essere sostanzialmente pezzi solisti di Tweedy, pezzi in cui i Wilco come band si sentono poco o comunque viaggiano con il freno a mano tirato. Impossibile dare conto di un album non ascoltato – ne avremo modo – ma è certo che dopo l’attacco con le nuove Bright Leaves e Before Us, una volta partita I’m Trying To Break Your Heart la sensazione è stata subito quella di avere di fronte un’altra band.

Le canzoni del nuovo disco intervallano la scaletta senza scuoterla più di tanto, quasi come se la band stessa le facesse come intermezzo a cose più divertenti da suonare – le più convincenti, il singolo Love Is Everywhere (Beware) e Everyone Hides – lasciando a una Handshake Drugs devastante e ad una sempre bella Hummingbirds il compito di far impennare per prime il concerto.

Più rilassati e posati del solito – non che siano mai stati degli showman i Wilco, è sempre stata la musica a parlare per loro – forse ancora un po’ legati per via di un tour alle prime battute, in questa serata sono parsi un filo meno pirotecnici del solito. Non in termini di scaletta certo, bellissima, da metterci sempre la firma, anche se con ben poche sorprese, ma in termini di resa, favolosa se paragonata al 99,9% delle band in circolazione, ma non del tutto al top per gli standard Wilco.

Certo, di un concerto dove dietro i tamburi siede una bestia di potenza e raffinatezza come Glenn Kotche o dove sfilano brani come Via Chicago, California Stars, Jesus Etc. o Misunderstood è veramente difficile lamentarsi. Prendete le mie come considerazioni fatte da uno che questi ragazzi li ha visti suonare diverse volte e che in altre occasioni si è ritrovato scapigliato come poche volte gli è successo nella vita. Forse si è visto solo un po’ più di mestiere, vedi una Impossible Germany con un Nels Cline al solito pazzesco, anche se forse un pelo prevedibile o qualche altro brano in cui hanno proprio dato l’impressione di poterlo suonare a occhi chiusi, con i pro e i contro che una cosa così si porta dietro. Ora non fraintedete le mie parole, si è trattato di un concerto che se dovessi dargli un voto sarebbe comunque un 8 pieno, due ore e mezza abbondanti di grandissimo rock, suonato da un gruppo di musicisti superlativi e guidati da un pacioso frontman che è uno dei più grandi autori di canzoni della sua generazione. Persino la Bull Black Nova tratta da Star Wars o la If I Ever Was A Child da Schmilco si sono rivelate protagoniste di gran bei momenti dello show (specie la prima) e nell’insieme, pur coi vaghissimi rilievi fatti, vedere i Wilco dal vivo è sempre un’emozione profonda.

Del resto, solo ai più grandi si possono fare critiche di questo genere e sono stra-certo che soprattutto chi mai aveva assistito a un loro show ne sia uscito coi brividi e con un carico extra di energia positiva. Il consiglio, volendo riassumere, è insomma quello di sempre: dovessero passare dalle vostre parti, non perdeteveli per nulla al mondo!

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