Foto: Lino Brunetti

In Concert

Ought live a Milano, 11/9/2018

Attraverso tre album – More Than Any Other Day del 2014, Sun Coming Down del 2015 e Room Inside The World di quest’anno, i primi due su Constellation, l’ultimo su Merge – i canadesi Ought hanno tentato di trovare una loro strada per fornire un’interpretazione personale del classico sound post-punk. La ricerca è ancora in atto, ma tutti e tre gli album sono comunque un buon attestato delle qualità che la band di Montreal, Quebec, sa in effetti mettere in campo.

Formati dal cantante e chitarrista Tim Darcy, dal bassista Ben Stidworthy, dal tastierista Matt May e dal batterista Tim Keen, gli Ought sono passati anche dall’Italia nel tour che proprio l’ultimo album sta promuovendo. Ad accoglierli all’Ohibò di Milano c’è un discreto pubblico, specie considerando la fama relativa che la band ha dalle nostre parti.

Magro come un chiodo, con la sua eleganza e la faccia un po’ da schiaffi, Darcy è un frontman credibile, ben coadiuvato dal resto della band che ha soprattutto nella sezione ritmica, come da regola del genere, il suo punto forte.

L’inizio è tutto dedicato ai pezzi dell’ultimo album – Into The Sea, Disgraced In America, These Three Things, Desire – un disco che ha cercato di distanziarsi dai precedenti grazie ad un suono più introspettivo, meditato, per certi versi più involuto, ma anche meno smaccatamente debitore dei propri modelli di riferimento. Intento lodevolissimo, però non si può mancare di dire che il concerto s’accende sul serio solo quando sono i pezzi vecchi a farsi largo nella scaletta, a partire da una concitata Men For Miles e da lì attraverso l’ottima, quasi a là Fall, Beautiful Blue Sky, per una moderatamente melodica Passionate Turn, per la talkingheadsiana Habit e per la veloce e pulsante The Weather Song, entrambe tratte dal primo disco.

È con questi pezzi che imprimono vigore alla serata e riescono a movimentare un po’ di più l’audience, inducendo se non a muoversi, quantomeno ad ondeggiare le teste. Nell’insieme, dal vivo come su disco, gli Ought appaiono una buona band, di certo non rivoluzionaria, ma assai godibile quello si, soprattutto per gli estimatori di questo tipo di musica.

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