Foto: Lino Brunetti

In Concert

Beach Fossils live a Milano, 13/9/2017

Non è cosa che capita proprio tutti i giorni quella di andare a vedere una band e rimanere fortemente colpiti dal gruppo che quel concerto è deputato ad aprirlo. Non starò certo a dirvi che ho visto il futuro del rock’n’roll, però è certo che quello dei Nervous Conditions non è stato il classico riempitivo appiccicato all’esibizione del gruppo principale.

Con l’aspetto di una banda di ragazzetti appena scappati dalle scuole superiori, la compagine di Cambridge ha invece acceso gli animi dello sparuto pubblico radunatosi sotto il palco durante la loro performance, dando vita ad una febbrile versione del post-punk, diciamo, giusto per dare due coordinate, tra il Pop Group più spiritato e i Fall più abrasivi, reso più stuzzicante da un’ansia improvvisativa che li ha portati a far prendere a ciascun loro brano la forma di lunghe, a volte lunghissime, escursioni ai confini con l’ipnosi reiterativa krauta e la martellante obnubilazione della neo-psichedelia, striata inoltre da graffi free. Doppia batteria, basso, due chitarre, sax, violino e un vecchio Korg, gli strumenti usati in una performance magari ancora acerba, però vitale e tagliente, ben supportata da un frontman calato nella parte del maledetto tutto alcol e sigarette. Che io sappia, a parte qualche brano su Soundcloud non hanno ancora pubblicato niente. Chissà che più avanti, se non si perderanno per strada, non si abbia qualche notizia anche sul fronte discografico da parte loro.

I veri titolari della serata erano però i Beach Fossils, a lungo poco più che la propaggine del cantante e chitarrista James Dustin Payseur, ma a seguito della pubblicazione del recentissimo Somersault, terzo loro album, sempre più, e forse definitivamente, una vera e propria band. Come le atmosfere del loro ultimo disco, una collezione di cristalline canzoni pop, in bilico tra leggerezza dream-pop, vaporosa psichedelia e un soft-rock contrassegnato da pulitissime chitarre jingle-jangle, anche la loro esibizione è stata una celebrazione agro-dolce dell’estate. In qualcosa ricordano l’amico ed ex compagno d’etichetta Mac DeMarco, hanno la sua stessa svagatezza, la stessa leggerezza. Probabilmente dal vivo colpiscono maggiormente quando si lasciano andare un po’ di più, dando modo agli strumenti di mettere in scena qualche più pressante ed ipnotico turbinio chitarristico, piuttosto che quando si limitano a rifare pari pari le canzoni come su disco.

Nell’insieme, comunque, non dispiacciono, sia pur senza dar vita a chissà quale epifania. Nel bis si fanno raggiungere sul palco dai Nervous Conditions e tutto finisce in caciara, con un medley sgangherato dove mescolano Wonderwall degli Oasis, Smell Like Teen Spirit dei Nirvana, Everything In Its Right Place dei Radiohead e Praise You di Fatboy Slim, per un siparietto musicalmente inqualificabile, di sicuro però divertente. 

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