Recensioni

Bruce Springsteen, The Ties That Bind: The River Collection

boxsetBRUCE SPRINGSTEEN
The Ties That Bind: The River Collection
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Avrebbe dovuto uscire a Natale del 1979 l’album che poi partorì The River. Erano già state scattate le foto per la copertina (Frank Stefanko), una con Springsteen seduto su una staccionata, l’altra davanti ad un albero, il titolo doveva essere The Ties That Bind come la canzone che lo apriva. Poi le cose, come raccontate nell’articolo sopra, presero una piega diversa e il disco doppio che tutti conosciamo uscì nell’autunno dell’anno seguente e con un titolo diverso.

Adesso quell’embrione di The River, ovvero l’album singolo, è uno dei CD che compongono il monumentale box The River Collection, quattro CD e tre DVD che raccontano di quel periodo e di quello straordinario disco. Il Single Album è il terzo CD del lotto dopo i due dell’album originale pubblicato il 17 ottobre del 1980, ed è quello che avremmo conosciuto se fosse uscito The Ties That Bind, un disco in cui primeggiavano le canzoni sull’amore e sulle relazioni uomo/donna. Di fianco a titoli conosciuti come Hungry Heart, The River, The Price You Pay e I Wanna Marry You qui presi come vennero registrati nelle session del 1979, ci sono delle novità, non del tutto inedite visto la loro circolazione in tanti bootleg del passato.

C’è Cindy una canzone piuttosto leggera per gli standard della E-Street Band ma che fu seriamente in procinto di entrare nella scaletta del definitivo The River, c’è la versione n.1 di Stolen Car, splendida anche se meno rallentata e rarefatta di quella poi scelta, stessa malinconia ma coi tempi di un polveroso roots-folk con tanto di fisarmonica in bella evidenza. Be True è invece un arioso pop-rock con echi di Byrds ed un classico assolo di sax di Clemons il cui testo sottolinea il tono intimista che avrebbe dovuto avere tutto il single album. La You Can Look (But You Better Not Touch) qui presente è meno istintiva e viscerale rispetto a quella che già si conosce ma acquista in aroma fifties, suona difatti come un rockabilly alla Robert Gordon. Riguardo a Loose Ends è difficile capire come non sia stata selezionata per The River, è una canzone bellissima e rimane una delle più sincere love songs del suo carnet, la descrizione di come il rapporto tra un uomo ed una donna si possa guastare fino ad attendere con desiderio che uno dei due prenda il coraggio di dichiarare che la relazione è finita. Una visione piuttosto pessimista dell’amore, una visione quasi dark che anticipa i toni crepuscolari di Tunnel Of Love. Ma la voce appassionata di Bruce e i colpi della E-Street Band la tengono salda al periodo in cui venne concepita. Purtroppo prima del karaoke degli anni duemila raramente è stata eseguita in concerto.

Il CD delle out-takes abbraccia le session di registrazione tra il marzo 1979 e l’ottobre 1980, divise in un record one di rarità mai pubblicate e per lo più sconosciute, mixate da Bob Clearmountain e masterizzate da Bob Ludwig ed un record two costituito da tracce del cofanetto Tracks e due dal triplo The Essential del 2003. Pane per i collezionisti è quindi la prima parte del CD, che inizia con il sax, la voce rabbiosa e il ritmo incalzante di Meet Me In The City e coi toni duri di The Man Who Got Away, un testo quest’ultima non lontano dalla crudezza di Highway Patrolman. Diverse tracce costituirono la base su cui crebbero altre canzoni, ad esempio la nervosa Little White Lies è un giro tondo elettrico che offrì lo spunto per Be True mentre da par suo The Time That Never Was è una sinfonia romantica con gran lavoro di piano e organo che poteva essere di alternativa a Price You Pay. A ragione fu scelta quest’ultima e ciò induce ad una sacrosanta riflessione: dopo aver sentito e risentito tutto il materiale raccolto in questo Box e aver ascoltato Springsteen raccontare nel DVD-documentario di 60 minuti diretto da Thom Zimmy la tumultuosa genesi dell’album, una cosa appare chiara, quello che uscì come The River in quell’ottobre del 1980 è il meglio che l’artista potesse scegliere e selezionare.

Ben vengano le out-takes ma quelle venti tracce (a parte l’esclusione di Loose Ends e di Roulette, reputata troppo politica e distante dal tema generale del disco), sono la dimostrazione che i tempi lunghi e la meticolosità di Springsteen in studio furono necessari per avere tra le mani un capolavoro. Questo non esclude che altri titoli avrebbero potuto tranquillamente compilare un altro album, visto la loro qualità. Ad esempio Night Fire è un urbanissimo rock dai tempi medi, con tanto di sax ed un bel drive di chitarre, un pianoforte magnetico ed una voce mai così tenuta stretta, senza urla, coerente con l’atmosfera serrata e sospesa del brano.

Trovi l’articolo completo su Buscadero n. 384 / Dicembre 2015.

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