Recensioni

Eva Cassidy, Nightbird

evacassidyEVA CASSIDY
Nightbird
Blix Street Records
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Vi prego non lasciatevi ingannare dall’apparentemente lunga discografia di Eva Cassidy, quasi tutta uscita postuma, dopo la sua improvvisa morte per un melanoma maligno nel 1996, all’età di 33 anni e che privilegia di fatto il suo lato più folk e procuratevi questo disco. Di fatto è l’unico disco solista che Eva riuscì ad incidere in vita, cioè il Live At The Blues Alley originariamente uscito nel 1996, che ora viene riprodotto nella sua integralità in questo doppio Cd, cui viene accluso un DVD, e re- intitolato Nightbird.

Ebbene tutto quello che dovete assolutamente ascoltare di Eva Cassidy, la sfortunata artista di Washington, è racchiuso in questa esibizione che ha del miracoloso. Eva Cassidy, dotata di una voce straordinariamente eclettica e di un repertorio tratto dall’intero American Songbook, poteva cantare indifferentemente canzoni folk, country, blues, pop, jazz, R’n’B, gospel e soul e si trovava a suo agio in ognuno degli stili sopracitati. Forse fu proprio questa sua stupefacente ecletticità che le impedì di tipicizzarsi all’interno di una categoria musicale e di trovare un contratto discografico. L’unica casa discografica che si interessò a lei fu proprio la piccola Blix Street Records per la quale incise questo disco (le accurate ed accorate note che accompagnano questo capolavoro sono proprio del Presidente della Blix Street, Bill Straw), presso la quale lavorava Chris Biondo che ritroviamo qui bassista della sua band, formata anche da: Keith Grimes alle chitarre, Raice McLeod alla batteria e Lenny Williams al piano.

Eva stava proprio allora sbocciando come artista e il suo filone artistico si inserisce di diritto in quello di altre cantanti parimenti eclettiche quali: Madleine Peyroux, Diana Krall, Norah Jones, tutte più fortunate di lei. All’alba del 1996 Eva decise di fare il gran passo, incassò la sua liquidazione di infermiera e noleggiò l’attrezzatura per incidere un disco live al Blues Alley, un Jazz Club di Washington. Sfortuna volle che delle due sere previste per la registrazione, la prima andasse inesorabilmente perduta per problemi tecnici, mentre la seconda vide Eva in condizioni non ottimali perché sofferente di un raffreddore. Ebbene, anche in quelle condizioni Eva Cassidy riuscì ad incidere un capolavoro; evidenza di tutto questo sta nell’integrale riproposizione in Nightbird delle canzoni interpretate nella serata e soprattutto nel DVD, amatoriale e registrato in un B/N fuori epoca che gli dona una patina da anni ’60, in cui compare una Cassidy intabarrata in un cappotto, con cui cerca di combattere il freddo del locale (era il 3 gennaio e il Blues Alley era chiuso per le feste e forse senza riscaldamento); però la classicità delle sue interpretazione risalta in tutta evidenza proprio nelle immagini.

Vediamo un’artista timida, un po’ impacciata, le riprese sono fisse, le teste degli spettatori (pochi amici invitati per l’occasione) intralciano le riprese, ma il piglio con cui Eva si impegna nelle interpretazioni è sorprendente: sicura dei suoi mezzi vocali, non sbaglia un attacco, si esibisce indifferentemente alla chitarra acustica o all’elettrica; mentre la band che l’accompagna riesce a creare un’atmosfera che sa tanto di jazz club sofisticato. Ma il bello viene anche dal fatto che sui due dischetti ci son 31 canzoni riprese dal concerto, contro le 12 presenti sul disco originario del 1996 e di cui ben 8 del tutto inedite e mai pubblicate nemmeno nelle varie antologie postume uscite sul mercato e che l’hanno finalmente portata nelle charts.

Siamo di fronte ad un piccolo capolavoro live da club, tutto gira alla perfezione e il repertorio è talmente vasto che è inutile dilungarsi in particolari; lei non era una songwriter, ma una performer e qui sciorina un repertorio che un solo altro artista potrebbe impunemente eseguire: Willie Nelson. Fa piacere scoprire tra le canzoni omesse nella prima edizione quella parte del suo repertorio votata al soul e al R’n’B, piccole gemme quali: Ain’t No Sunshine di Bill Whiters, Baby I Love You di Ronnie Shannon, Chain of Fools di Don Covay, Son of a Preacher Mandi Ronnie Wilkins e una strepitosa cover di Etta James, Something’s Got A Hold On Me. Una sequela di brani che testimonia come Eva Cassidy fosse una delle più dotate blue-eyed Soul- women americane. Gradevolissime anche due riprese jazz Ellingtoniane, sfuggite alla prima edizione: la notissima Caravane la divertente It Don’t Mean A Thing (If It Ain’t Got That Swing). Chuck Brown il jazzista che condivise nel 1992 il primo disco assoluto di Eva Cassidy ha più volte ricordato che nemmeno lei era cosciente delle sue grandi capacità; semplicemente cantava perché amava farlo e ciò traspare da ogni sua singola nota che riesce a trasmettere: amore, passione, lievità, determinazione, humor; il tutto fatto con un’apparente nonchalance interpretativa che ricordo solo in Frank Sinatra.

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