Recensioni

Glen Hansard, Didn’t He Ramble

hansardGLEN HANSARD
Didn’t He Ramble
Anti
***½

Mentre i Frames festeggiano venticinque anni di attività con un nuovo disco, Longitude, e lasciata Markéta Irglová, con cui ha condiviso l’esperienza negli Swell Season, alla sua carriera solista, Glen Hansard sigla il successore di Rhythm And Repose. I tre anni che lo separano da He Didn’t Ramble non sono passati invano: Glen Hansard si è fatto notare per la sua (bella) versione di Drive All Night e per … Songs of Jason Molina, due pregevoli EP che mettevano in luce anche le sue doti di interprete.

Il tenore, soffuso, bucolico, morbido e molto Van Morrison, è rimasto quello ed è lo stesso in He Didn’t Ramble, volendo con un ulteriore grado di raffinatezza nelle canzoni. He Didn’t Ramble parte molto ambizioso e la gran voce di Glen Hansard trova in Grace Beneath The Pines, un sound misterioso introdotto dalle tastiere avvolgenti, seguite dal pianoforte e dai fiati, e poi dagli archi. Un dispiegamento notevole di forze per una grande canzone, una specie di gospel d’autore, non lontano da My Favorite Faded Fantasy di Damien Rice, che Glen Hansard interpreta con disinvoltura.

Le orchestrazioni, molto misurate e accurate, sono frutto della collaborazione con Thomas Bartlett, un elemento di continuità nella musica di Glen Hansard a partire dagli Swell Season. Il suo tocco, frutto di un’esperienza che comprende i National, Antony and The Johnson, Fatboy Slim e David Byrne, Lone Bellow e Chocolate Genius, si sente ancora nell’enfasi di Just To Be The One e non c’è dubbio che il feeling con le canzoni di Glen Hansard funzioni senza intoppi.

Trovi l’articolo completo su Buscadero n. 381 / Settembre 2015.

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