Foto © Lino Brunetti

In Concert

Kae Tempest live a Segrate (MI), 1/12/2022

Poeta, musicista, saggista, rapper e performer, Kae Tempest arriva finalmente in Italia con tre date a presentare l’ultimo lavoro The Line Is A Curve, nuovo disco uscito nella prima metà del 2022, che ha segnato un’importante evoluzione per ciò che concerne il suo percorso artistico. Lo potremmo definire come l’album della presa di coscienza di sé, dell’accettazione delle proprie contraddizioni, della ricerca della propria posizione nel mondo, dell’arrendersi – in senso del tutto positivo – alle pressioni di ciò che ci circonda, non facendosene abbattere, ma usandole come un mezzo per aprirsi alla Grazia a all’Amore.

Il tutto esplicitato col solito linguaggio vivido e poetico, che se pure a tratti sembra cedere a un positivismo al quale non sempre è facile abbandonarsi fino in fondo (parlo per me, ovviamente), in realtà lo fa in quanto approdo di un percorso sfaccettato e tutt’altro che facile o semplicistico, partito ormai anni fa e portato avanti in album, opere teatrali, raccolte di poesie, romanzi e saggi, un corpus artistico che fa di Kae Tempest una delle voci più importanti e seguite del panorama artistico contemporaneo inglese e non solo.

Chiaro quindi che sia tutt’altro che inaspettato il sold out che l’accoglie nel primo dei tre concerti previsti in Italia, quello al Magnolia di Segrate, alle porte di Milano. Ad aprire la serata, con la sala che già si profila abbastanza piena, c’è la rapper queer di Philadelphia Ivy Sole. Per colpa di un incidente in autostrada arrivo in ritardo e quindi riesco a vedere giusto gli ultimi tre pezzi della sua performance, nella quale è accompagnata da un DJ, anche alla voce. Troppo poco per tracciare giudizi, ma abbastanza per notare nella sua musica la tendenza a mescolare hip hop e soul e quindi sia parti rappate, che cantate con buona voce e giusta attitudine. A dire di più non m’azzardo.

Più che entusiasmo, quello che accoglie Kae sul palco da parte del pubblico è un vero e proprio boato, un’attestazione d’amore stordente e che, credo, come tale viene recepito sul palco, visto lo scoppio di risa e felicità con cui viene accolto. Si accorda al mood intenso, ma sempre orientato a una certa positività che contrassegnerà la performance, in questo nettamente diversa da quelle dei tour precedenti che mi era capitato di vedere, ovvero quelli di Let Them Eat Chaos, decisamente più cupo e affilato, e di The Book Of Traps And Lessons, come il disco, più minimale e orientato alla sound poetry. Di questi elementi, comunque ben armonizzati al resto, se ne avranno degli scampoli nella seconda parte di show, visto che tutta la prima sarà dedicata al nuovo album, suonato per intero e in sequenza.

Ad accompagnare Tempest c’è la collaboratrice abituale Hinako Omori, tastierista, producer e sound designer d’origini giapponesi, ma di base a Londra, titolare anche d’una carriera in proprio, giusto quest’anno arrivata all’esordio in lungo con A Journey…, pubblicato su Houndstooth. È lei a gestire interamente la parte musicale, con tutto il suo armamentario di synth, sequencer e macchine, ma anche ad aggiungere le rare parti cantate che in qualche pezzo s’affiancano al fiume di parole che compongono i testi delle canzoni di Kae.

Chiunque abbia visto prima uno dei suoi concerti conosce benissimo e ha sperimentato il carisma messo in campo nelle sue performance da Kae Tempest. Se spesso questo tipo di concerti rischia di rivelarsi deludente per via della mancata presenza di una vera band a suonare – sono perplessità che noi vecchi rocker non riusciremo forse mai a toglierci – beh, non è questo il caso, perché il suo stare sul palco è sempre contrassegnato da un’intensità, una forza e un megnetismo ai quali è veramente difficile rimanere indifferenti.

Lo si nota senz’altro nella parte dedicata a The Line Is A Curve – grazie a pezzi indubbiamente forti  quali Nothing To Prove, No Prizes, Move o No Pressure, tra gli altri – ma anche in quella dedicata a brani più vecchi, introdotta dal recitato The Woman The Boy Became e continuata con brani quali Europe Is Lost, Ketamine For Breakfast, soprattutto un’affilata e pulsantissima Circles, prima della chiusura del cerchio con tre significativi estratti dall’album precedente a quest’ultimo, brani non piazzati lì a casaccio quali Firesmoke, Elixir e la finale People’s Faces, l’unico bis concesso.

Concerto ricco e appagante insomma, segnato anche da qualche mutazione musicale rispetto ai dischi, a riprova del fatto di quanto quello non sia un comparto tenuto in secondo piano rispetto alle liriche.

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