Recensioni

Kurt Vile, B’lieve I’m Goin Down

kurtvileKURT VILE
B’lieve I’m Goin Down
Matador/ Self
***½

“…makin’ music is easy: watch me…” cantava Kurt Vile nel suo ultimo album Wakin on a Pretty Daze del ‘13: un’affermazione inconfutabile a giudicare dall’incantevole fluire della melodia di Pretty Pimpin’ il primo singolo tratto dal nuovo B’lieve I’m Goin Down, come sospeso tra lo stupore velvettiano di una domenica mattina e l’elettrizzante folkrock che aleggia a otto miglia da terra, ma è difficile pensare che non si tratti piuttosto di una semplice licenza poetica, visto che per la realizzazione di un disco (almeno degli ultimi due), il cantautore di Philadelphia ha bisogno di quattro diversi studi di registrazione, di una lista di musicisti che potrebbe comporre un’orchestra e di produttori del calibro di John Agnello e Rob Schnapf.

Che si tratti di un gioco di rime o di una poco probabile sbruffonata da rock-star, è evidente che le parole di Kurt Vile sono comunque il segno di un talento naturale e di un’ardente passione per la musica che hanno trasformato un’operaio qualunque dell’industria dei trasporti in uno dei più ispirati cantautori di nuova generazione: in effetti nulla è accaduto per caso e il percorso non deve essere stato nemmeno tanto facile, visto che dal momento in cui Vile ha incominciato ad accumulare nastri su nastri di materiale autoprodotto e inciso a casa, fino al giorno del suo esordio discografico vero e proprio Constant Hitmaker, sono trascorsi almeno 5 anni e altrettanto avrebbe dovuto attendere prima che Smoke Ring for My Halo, l’esordio per la Matador nel ‘11, attirasse una certa attenzione a livello internazionale.

Oggi, dopo il successo di Wakin on a Pretty Daze, Vile può probabilmente guardare il passato da una diversa prospettiva e perfino permettersi di cantare che fare musica è in fondo un gioco da ragazzi, soprattutto con un album in uscita come B’lieve I’m Goin Down, che non solo conferma l’ottima vena del suo predecessore, alle cui atmosfere in qualche modo si ricollega con l’acidulo folk-rock della splendida Pretty Pimpin’, ma che segna un’ulteriore evoluzione nel percorso artistico del cantautore americano. Basta ascoltare la seconda traccia I’m an Outlaw, lo slabbrato scenario western che si sarebbe delineato se Lou Reed avesse fatto un disco con i Sixteen Horsepower, per capire che B’lieve I’m Goin Down non è un semplice riepilogo delle puntate precedenti, ma un lavoro che ha un tratto più meditativo e profondo, notturno e perfino stravagante […].

Trovi l’articolo completo su Buscadero n. 382 / Ottobre 2015.

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