Foto © Lino Brunetti

In Concert

Lucidvox live a Milano, 16/3/2024

In A State Of Flux si autodefinisce “il primo festival itinerante del panorama italiano, dedicato allo shoegaze e ai generi affini”, quindi anche psichedelia, garage e indie rock delle più varie fogge. All’Arci Bellezza di Milano, organizza un gran numero di eventi, tra i quali, appuntamento sempre imperdibile, lo Psychodelice Fest, la cui edizione primaverile 2024 avverrà il 13 aprile, con artisti quali The Gluts, Tiger! Shit! Tiger! Tiger!, Camilla Sparksss, Sara Parigi, Jonny Mox e altri, ma, ad esempio, prossimamente saranno dietro anche agli show di Steve Wynn e Chris Cacavas in acustico (il 2 aprile) e delle Death Valley Girls (il 6 aprile), per stare ai prossimi concerti in programma.

Anche quella del 16 marzo era una serata da loro organizzata, nella Palestra Visconti, tornata ad essere teatro di numerosi concerti. Ad aprire i No Pine Mall, quartetto nato nella provincia di Monza nel 2019, ad oggi autore di un solo, omonimo e autoprodotto EP di quattro brani (lo potete ascoltare sulle piattaforme di streaming), ma nel corso dell’anno è prevista l’uscita di musica nuova. Viene facile definire la loro proposta post rock, perché proprio quella sembra essere la forma scelta per dire la loro dalla band. Anche quando ci sono, le rare parti vocali sono affogate nel magma sonoro che sprigionano, lasciando che siano (appunto) le sfuriate elettriche o le malinconiche radure evocative, tra le quali i loro pezzi si dividono, il compito di cristallizzare il profilo del loro sound. Nel solco di un genere consolidato, ma molto bravi devo dire.

In giro da molto più tempo i fiorentini We Melt Chocolate (almeno un paio di album e qualche EP all’attivo per loro), tra l’altro formati da musicisti già operativi nella scena musicale toscana da anni (Interzone, Evanicetrip, Scum, Smell Of Trees, Shades Of Blue). Con al centro delle loro canzoni la bella voce di Vanessa Billi, anche alle tastiere, la loro musica si pone come un fascinoso concentrato di shoegaze, dream pop e istanze wave, che finiscono per ricordare i gruppi classici del genere, ma stanno comunque in piedi per via di una scrittura efficace e per una pulsante e opportunamente nebulosa e rumorosa cornice sonora fornita dalle chitarre di Enrico Baroncelli e Lorenzo Sbisà e dalla sezione ritmica costituita da Marco Corvitto (basso) e Francesco Lopes (batteria). Il loro album più recente, uscito sul finire dell’anno scorso, s’intitola Holy Gaze, dategli un ascolto.

Le vere intestatarie della serata, però, erano le Lucidvox, quartetto russo, originario di Mosca, formato dalla cantante, tastierista e flautista Alina Evseeva, dalla chitarrista Galla Gintovt, dalla bassista Anna Moskvitina e dalla batterista Nadya Samodurova. Autrici di un paio di album usciti per Glitterbeat, l’ultimo dei quali, That’s What Remained, uscito nell’ottobre del 2023 e regolarmente raccontato sulle pagine del Busca, anch’esse sono sommariamente definibili una band shoegaze, ma molto più originali della media, un po’ per via del cantato in russo (nonostante i titoli dei pezzi in inglese), ma soprattutto perché nel loro suono infilano melodie della tradizione folklorica del loro paese, unite sia a un tono sognante, che al nervosismo del post punk. 

Pur con un suono meno spesso rispetto a quello dell’album – dove alcuni ospiti aggiungevano carne al fuoco con tromba, violino e altre chitarre – anche dal vivo le Lucidvox sono parse una band parecchio interessante, da tenere d’occhio. Le melodie svettanti cantate con voce sicura da Alina, a volte unita a quelle delle sue compagne, hanno reso il tutto sempre molto evocativo, anche nei momenti in cui il suono, sotto di esse, ribolliva come lava infuocata. Giovanissime, leggermente timide, ma determinate ed efficaci, le Lucidvox hanno preferito non tirare in ballo la politica e la guerra durante il lotro show, nonostante fossero i giorni delle elezioni farsa in Russia e un mattacchione nel pubblico abbia urlato un paio di volte il nome di Navalny, preferendo far parlare la loro musica (e comunque il loro stato di esuli). Davvero brave, recuperate almeno il loro disco più recente.

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