Recensioni

Ristampa: Micah P. Hinson And The Gospel Of Progress

Micah-P-Hinson-and-the-Gospel-of-Progress-Ristampa-2014-Vinile-lp2MICAH P. HINSON
Micah P. Hinson And The Gospel Of Progress
Talitres/Audioglobe
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Quando nel 2004 esce And The Gospel Of Progress, il suo esordio, Micah P. Hinson ha appena ventitré anni ma è già inesorabilmente segnato dalle difficoltà della vita. Figlio di genitori dai rigidi principi cristiani, anziché seguirne i precetti, ben presto scivola nella wild side, rimanendo intrappolato in storie di tossicodipendenza, amori tormentati e finiti male, carcere e depressione. Fortunatamente c’è la musica a fornirgli un’ancora di salvezza, a dargli modo di trovare uno sfogo catartico ed una maniera per esorcizzare i suoi demoni interiori. Sarà John-Mark Lapham degli Earlies il primo ad accorgersi del suo talento. Rimane così colpito dalle sue canzoni tanto da procurargli un contratto e decidere di produrgli il disco suonando con tutta la sua band all’interno dello stesso. Il vissuto tragico si sente tutto in questi brani aspri e duri, cantati con una voce profonda e baritonale, intensa ed assai più matura di quanto l’età anagrafica farebbe supporre. Sono canzoni struggenti e senza nessun filtro quelle contenute in questo disco, talvolta così lancinanti da fare letteralmente male. Per quanto abbia anche apprezzato (e molto) il proseguio di carriera di Hinson, devo dire che mai più riuscirà a ripetersi a simili livelli d’intensità, a mettere così tanto l’autenticità del proprio vissuto all’interno della sua musica. In gran parte è questo a rendere And The Gospel Of Progress uno dei dischi cantautorali più belli e personali degli ultimi dieci anni, oltre ovviamente al fatto che è colmo all’inverosimile di canzoni dalla scrittura assolutamente superlativa. Le sue melodie dal respiro epico guardano al folk più autentico e virile, ma gli aggiungono una cifra romantica e passionale che è vero specchio di una fragilità emotiva impossibile da non percepire. Non bastasse tutto ciò, ci sono gli Earlies, che qui costruiscono attorno alla sua voce degli arrangiamenti assolutamente perfetti ed indimenticabili. Ascoltatevi come le chitarre acustiche ed elettriche, l’organo ed il piano avvolgono le melodia della bellissima Beneath The Rose, il flauto guizzante in As You Can See, il respiro quasi orchestrale di At Last, Our Promises, il violoncello che innalza la profondità di un duetto quale I Still Remember. In alcuni casi gli arrangiamenti concorrono ad amplificare la portata emotiva delle canzoni: è il caso dell’iniziale Yourself Asleep Again, delle distorsioni che scontornano il tormento di On My Way, della cavalcata elettrica che sugella la desolata invocazione di Don’t You Forget, del crescendo di una ballata da lacrime amare quale il capolavoro The Day Texas Sank To The Bottom Of The Sea. Ma tutto il disco non ha cedimenti, si tratti del valzer scricchiolante Stand In My Way, di ballate avvolgenti quali la splendida The Possibilities, The Nothing, You Lost Sight On Me o di un pezzo dal bellissimo ritornello come Caught In Between. In occasione del decennale della sua uscita e a causa della sua sostanziale irreperibilità, And The Gospel Of Progress torna oggi nei negozi in versione rimasterizzata, con una bella ballata intitolata Can’t Change A Thing come bonus track e, per la prima volta, anche in vinile. Inutile dire che se non ne siete in possesso, l’acquisto è semplicemente obbligatorio.

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