Recensioni

The Barr Brothers, Sleeping Operator

The-Barr-Brothers_Sleeping-Operator_coverTHE BARR BROTHERS
Sleeping Operator
Secret City Records
***½

Come accadde ai Deep Purple, in un certo senso anche la fortuna dei Barr Brothers potrebbe dirsi segnata da un incendio scoppiato nel corso di un concerto: il luogo non era Montreaux bensì Montreal ed il disastro non ha ispirato ai fratelli Brad e Andrew una combinazione di power-chords capace di entrare nella storia, ma ha semplicemente fatto incontrare al secondo l’amore di una fanciulla del luogo. Da questa relazione è maturata la decisione dei fratelli Barr di archiviare gli esordi da jamband con la formazione The Slip, lasciare Boston e trasferirsi a Montreal, dove, a contatto con la scena artistica locale, gradualmente prende forma il nuovo progetto, che oltre a Brad alla chitarra e a Andrew alla batteria, comprende Sarah Page all’arpa, al dulcimer e alla chitarra; e Andres Vial al basso, alle tastiere e alle percussioni. Benchè l’attitudine da jam-band rimanga in qualche modo percepibile nella straordinaria fluidità dei suoni, nel vago alone psichedelico e nell’alchemica varietà di stili, i Barr Brothers costituiscono un’esperienza tutta nuova rispetto al passato, in quanto orientati ad una compiuta forma canzone e ad un’affascinante musicalità sospesa tra rock, folk, jazz, blues e contaminazioni afro. L’omonimo esordio esce nel 2011 ed il nuovo Sleeping Operator perpetua ed addirittura amplifica l’incanto di quelle ballate intense e seducenti, attraverso una strumentazione più ricca e sfumature sonore ancora più ricercate ed affascinanti. Dalle vibrazioni elettriche ed acustiche di una miriade di strumenti a corda, dal morbido sfondo poliritmico di altrettanti tamburi e dalle intense modulazioni di una voce dalle calde tonalità soul, sbocciano le splendide atmosfere di Sleeping Operator e canzoni da sogno come la poetica e malinconica How The Heroine Dies o l’evocativa Please Let Me Let It Go, che ricordano il folk cameristico dei Low Anthem; come il desertico blues maliano di una stupenda Little Lover; come la nenia africaneggiante di una variopinta ed elettroacustica Valhallas, dove si respira l’aria esotica di un disco come Graceland; o come la ruvida Half Crazy, perfetta sintesi tra il Mali e il Mississippi, in cui si agitano un paio di sferraglianti chitarre elettriche su un ipnotico tappeto di tribalismi voodoo. Spesso sono le note cristalline dell’arpa a conferire alle canzoni un’atmosfera del tutto particolare, come succede nel rarefatto strumentale Static Orphans e nelle contaminazioni rock di una strepitosa Love Ain’t Enough; a volte le sfumature sono quelle di un organo come nel bellissimo gospelsoul di Come in The Water, come sfuggita al repertorio degli Ollabelle; mentre altrove affiora il lirico canto di una pedal-steel come nell’ariosa Wolves, un’avvolgente folkrock d’ispirazione west-coast; o uno sbuffo di fiati come nella filastrocca soul con un finale in crescendo di The Bear At The Window. Assolo infiniti e vulcaniche improvvisazioni appartengono ormai al passato, perchè oggi l’identità personalissima ed originale dei Barr Brothers è racchiusa nel caleidoscopico fluire, nella profondità e nell’eleganza delle ballate folk-rock di Sleeping Operator, chiaro segno di una raggiunta maturità compositiva e di una visione artistica quanto mai ampia.

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