In Concert

Timber Timbre live a Milano, 3/10/2017

Timber Timbre
Milano, La Salumeria della Musica
03 ottobre 2017

Sarà l’effetto chiaroscuro del palco creato da quattro lampade a bassa intensità che generano più ombre che luce o magari lo sguardo assassino di Taylor Kirk o più probabilmente quel vortice elettrico e visionario fatto di oscuro blues, soul al rallentatore, bulboso funky e malata psichedelia che riempie la sala, ma i Timber Timbre visti a La Salumeria della Musica di Milano, lo scorso 3 ottobre, hanno tutta l’aria di sinistri protagonisti di una pellicola di David Lynch: misteriose presenze o fatue apparizioni che si animano attraverso quel magico rituale che è la musica.

Del resto nelle affascinanti ballate in controluce della band canadese di magia ce n’è davvero tanta anche se in primo piano ci sono le canzoni dell’ultimo album Sincerely, Future Pollution, forse il lavoro più discusso dei Timber Timbre, per via di quelle soluzioni elettroniche che in qualche modo sembrano voler attenuare la tensione per dar spazio ad un’idea di un leggerezza che in verità rimane incompiuta, almeno nel corso dell’intero concerto.

Quello che come una benedizione arriva ad interrompere lo stucchevole e zuccheroso sottofondo di un disco di Enya, è un rock’n’roll torbido, suggestivo e spaziale, che si sprigiona come una maledizione dal basso, dalle chitarre, dalla batteria e dalle tastiere dei Timber Timbre, un quartetto a cui si aggiunge il sassofonista britannico Chris Cundy, dopo aver aperto la serata in solitaria strappando singhiozzi, acuti e brandelli di melodie ad un clarinetto basso, con spirito avanguardistico e non poco coraggio: l’innesto perfetto quando si tratta di spargere sbuffi soul o latrati free sul sound contaminato e cinematografico dei Timber Timbre.

Nonostante qualche problema tecnico, come spiritati sciamani elettrici o alieni cavalieri cosmici, i Timber Timbre rimescolano ritmi e melodie in un suono scuro, denso e magmatico che accompagna le strofe borbottate dal lunatico baritono di Taylor Kirk, che ad un certo punto arriva ad esortare il pubblico a staccare gli occhi dai cellulari per godersi lo spettacolo.

Fin dalle prime note di Sincerely, Future Pollution, la band pare voler superare di slancio il formato canzone, dilatando i brani, intrecciando suoni ed emozioni e lasciando echeggiare gli strumenti nei seducenti rintocchi soul di una grandiosa Hot Dreams, nel corrotto romanticismo di Velvet Gloves & Spit, nel passo marziale di una nervosa Curtains?, nel blues maledetto e sfocato di Sewer Blues, nell’ipnotismo lisergico di Do I Have Power o nelle oniriche scenografie western della meravigliosa Grand Canyon.

Forse sarà il caldo opprimente della sala, la pressione generata da una Salumeria Della Musica affollata all’inverosimile o l’impatto di una musica affascinante e stupefacente al tempo stesso, ma quando i Timber Timbre lasciano il palco come ombre che si confondono nella notte, la sensazione è quella di essere appena atterrati da un viaggio fantastico ed allucinante: un’esperienza che vale la pena ripetere non appena torneranno da queste parti.

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