Recensioni

Enten Hitti, Fino Alla Fine Della Notte

Enten hitti173ENTEN HITTI
Fino Alla Fine Della Notte
Aliodie/ Projekt Ed.

Secondo quanto scrive il critico Carl Wilson nel suo libro Musica di Merda…gli antropologi riscontrano la presenza di musica sociale (per il ballo, i riti religiosi, le feste, la narrazione di storie) in tutte le culture umane; la musica destinata al “puro” ascolto è un’anomalia…”; e considerando l’entità di quanto contenuto in Fino Alla Fine Della Notte, non è da escludere che gli Enten Hitti avessero proprio intenti antropologici quando l’hanno concepito. Che per gli Enten Hitti la musica costituisca uno strumento di ricerca artistica e non solo, è comunque abbastanza chiaro fin dal principio, visto che il collettivo, che si coagula agli inizi degli anni ’90 intorno a Pierangelo Pandiscia e Gino Ape, nasce proprio come “laboratorio sonoro”, con l’intento di sperimentare attraverso strumenti, suoni e forme espressive tra le più diverse.
Enten Hitti è ricerca musicale, paesaggi sonori e performance” recitano le note biografiche del gruppo, e non ci potrebbe essere definizione migliore per una musica che in qualche modo si colloca tra il minimalismo di compositori contemporanei come Phillip Glass e Steve Reich, tra lo spirito della New Age e i momenti più tribali ed ancestrali della world-music, con derive ipnotiche e psichedeliche in cui sembrano affiorare perfino le traiettorie più immaginifiche di rock-bands come Pink Floyd o Popol Vuh.
Il nuovo album Fino Alla Fine Della Notte è ispirato ai cosiddetti Sleeping Concerts, quasi dei cerimoniali, veri e propri happening, nel corso dei quali il gruppo suona per una notte intera, liberando il potere onirico della musica e condividendo l’esperienza con il pubblico presente. A giudicare dalle premesse, è evidente quanto Fino Alla Fine Della Notte sia un lavoro molto particolare e decisamente non destinato ad un ascolto distratto e superficiale, perchè la musica qui rappresenta uno sprofondo nella tenebra, nell’inconscio, nel misterioso mondo dei sogni, attraverso un’evocativo intreccio di voci, di suoni, e ce ne sono tanti, generati da strumenti convenzionali e non, e di melodie ipnotiche e profonde, pacificanti e meditative. Fino Alla Fine Della Notte è un viaggio avventuroso e affascinante attraverso emozioni e suggestioni, individuali o sociali, in cui si profilano sensazioni, scenari, fantasie e perfino aree geografiche e temporali diverse, in una sorta di lucida e consapevole allucinazione sonora. Il disco riproduce in maniera fedele, anche se per ovvi motivi non altrettanto prolissa, le varie fasi dello svolgimento di un concerto/evento, a partire dalla catarsi innescata dal lungo mantra primordiale di Inizia il viaggio; passando per le foschie folk di una cinematica Nelle Terre di Mezzo; per le cadenze da rito sciamanico di Un Canto Solitario e di Ho visto anche dei funghi felici, con le voci di Afra Crudo e Adriana Puleio; per gli scenari notturni di Respira; fino all’aura magica e bucolica di Dentro il Sogno, dove si ascolta l’arpa di Vincenzo Zitello; ed alle rarefatte partiture cameristiche di Prima dell’Alba.
E’ un disco sui generis Fino Alla Fine della Notte, con una musica che sembra più indicata all’esperienza che all’ascolto: in questo senso perfettamente in linea con le intenzioni degli Enten Hitti, un collettivo di artisti, e ovviamente di grandi sognatori, oltre che di musicisti estremamente preparati.

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