Recensioni

Tom Russell, The Rose of Roscrae

Rose of RoscraeTOM RUSSELL
The Rose of Roscrae
Proper 2 CD
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Tom Russell pensava a questo disco da almeno una quindicina di anni. Da quando, alla fine degli anni novanta, aveva cominciato a concepire The Man From God Knows Where e, qualche anno dopo, il suo seguito ideale, Hotwalker (2005). Ma The Rose of Roscrae non assomiglia a nessuno dei due. Infatti è un’opera totale, intensa, profonda, che percorre la storia della musica americana per un secolo abbondante. Un’opera monumentale in cui si mischiano canzoni antiche e moderne, il west, le tradizioni dei padri, l’Irlanda, il Messico, i films di John Ford, la cultura e la storia di una nazione che ha tanto, tantissimo, da raccontare.
Russell ha messo assieme una quantità pazzesca di composizioni: 52 canzoni, per  oltre due ore e mezza di musica. 52 canzoni che passano attraverso la musica americana mischiando antico e moderno, ricordi ed attualità, brani rock a canzoni del milleottocento. Un’opera complessa, non facile da assimilare, che va ascoltata con attenzione ma che alla fine risulta essere un lavoro di grande forza espressiva, in grado di emozionare, di muovere gli interessi di chiunque, creando attenzione. Se gli date tempo The Rose of Roscrae vi entusiasmerà, al punto da desiderare di sentirla e risentirla di continuo. I personaggi, le storie, le atmosfere: un libro di storia messo in musica. E Tom ha saputo renderlo piacevole coinvolgendo musicisti di ogni genere, età e stile. Si passa da Johnny Cash a A.L. Lloyd, da Joe Ely a Guy Clark, Jimmy LaFave, Fats Kaplin, John Trudell, Jimmie Dale Gilmore, Gretchen Peters, David Olney, Augie Meyers, Ramblin’ Jack Elliott, David Massengill, Eliza Gilkyson, Ana Gabriel, Lead Belly, Gurf Morlix, Maura O’Connell e molti altri.
Le canzoni, in parte sue, in parte prese dall’enorme bacino della tradizione Usa, sono un cocktail irresistibile di generi e suoni, con brani di straordinaria valenza storica come Ain’t No More Cane on The Brazos, Red River Valley, Home on The Range, The Water is Wide, Just a Closer Walk with Thee, Guadalupe, En Candien Errant, per citarne alcuni, legati in modo perfetto alle sue composizioni. Tutte nuove, ma c’è anche con qualche recupero, come Gallo del Cielo.
Il disco narra la storia di un ragazzo irlandese che va in America e poi la attraversa. Un viaggio nel West dove eventi reali si mischiano a fatti inventati, una fiction messa in musica che recupera storie e miti del vecchio West, comprese le musiche. The Rose of Roscrae, grande canzone, Hair Trigger Heart, poderosa, tra rock e tradizione, oppure la narrata, ma con una base strumentale da sogno (sembra Ry Cooder),  The Last Running. Il disco scorre tra brani che profumano d’Irlanda e canzoni che vengono a sovrapporsi con melodie antiche, stra conosciute (c’è anche la voce di Walt Whitman, grande poeta dell’ottocento), che poi sboccia in un piano honky tonk che dà il via alla turgida Just A Closer Walk. E poi ci sono i personaggi: Russel è Johnny Dutton, Maura O’Connell invece Rose Malloy, The Rose of Roscrae, Joe Ely fa lo sceriffo, David Olney l’rascibile giudice Squig, Augie Meyers invece fa Augie Blood e via di questo passo. Il tutto basato sulle canzoni, melodie talvolta splendide, giochi armonici arditi, dove canzoni di un tempo vanno a congiungersi con brani nuovi e viceversa. C’è persino la voce di Tex Ritter (quello di High Noon  – Mezzogiorno di Fuoco), e poi subito una brano quasi rock He Wasn’t A Bad Kid, When He Was Sober.
Russell mischia suoni e stili, ma tutto, dico tutto, funziona alla perfezione, grazie ad una studiata misura che non esagera mai né in una direzione né nell’altra. E poi ci sono delle canzoni molto belle, tutte da scoprire: la già citata High Trigger Heart, la toccante The Rose of Roscrae, Johnny’s Campfire Soliloquy, The Hands of Damien (una ballata pianistica di grande spessore), She Talks to God, Johnny Behind the Deuce. E ancora You Gotta Have a Dance, Resurrection Mountain, piano e voce, emozione pura, come ascoltare Johnny Cash che canta Sam Hall. Russell entra nel profondo delle tradizioni, la sua rilettura di Just A Closer Walk with Thee è struggente, come pure la partecipazione di Gretchen Peters ed Eliza Gilkyson, due voci di indubbio spessore. A questo proposito, una delle gemme assolute del disco è la rilettura del traditional Ain’t No More Cane on Brazos (The Band, ma anche Lyle Lovett e decine di altri),  cantata da Jimmy LaFave e Gretchen Peters. Non poteva mancare la musica messicana, di cui Russell è grande estimatore: si inizia con il duetto Gretchen Peters/Ana Gabriel nella toccante Guadalupe/Valentine De Lasierra (con una fisarmonica che  accarezza la voce di Gretchen). Fisarmonica che poi diventa protagonista della strepitosa Poor Mother Mexico (è Tom a cantarla), una ballata del border di rara bellezza. Joe Ely e Ian Tyson rileggono Gallo Del Cielo, puro Mexico, e poi Tom, di nuovo con il piano dietro le spalle, ci regala la poderosa ballata Soliloquy a cui segue En Canadien Errant, cantata da Bonnie Dobson.
Il disco prosegue su queste tonalità, alternando classici a melodie di grande spessore, ricordi di un tempo, memorie anche cinematografiche ed altre invenzioni che danno all’opera una struttura unica e affascinante. Cori, chitarre, pianoforte e melodie ad ampio respiro, c’è persino un’orchestra che appare saltuariamente e che dà ogni tanto al disco una base quasi sinfonica. Doin Hard Time in Texas è un altro brano rockin’ country poderoso, che richiama Hair Trigger Heart:  una canzone che ci riporta al momento attuale, con chitarre potenti, una voce distesa ed una melodia molto ben costruita. Dopo Lead Belly (When I Was a Cowboy), Jimmie Dale Gilmore intona la struggente Red River Valley, una delle cowboy songs più belle di sempre, ripresa in modo suggestivo da Guy Clark e Dan Penn nella particolare West Texas Montage, che sfocia in Desperados Waitin’ For A Train. Whiskey in his Blood, ancora una canzone abbastanza rock, ci porta verso il finale con la messicaneggiante Tularosa, altra ballata gioiello che mostra le vena lirica di Russell e la sua padronanza del pentagramma. Il finale ci regala la splendida The Rose of Roscrae cantata da Maura O’Connell, degna conclusione di un’opera complessa ma piena di fascino che, credetemi, va ascoltata e riascoltata, al punto che vi troverete sempre più coinvolti. E poi, riascoltandola, scoprirete cose che ad un primo ascolto vi erano sfuggite.

https://www.youtube.com/watch?v=6gjQHODf3pM

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