Foto: Lino Brunetti

In Concert

Warpaint live a Sesto San Giovanni, 13/7/2017

Il compito di aprire la serata, quando ancora buona parte della gente è impegnata nel reparto ristorazione del Carroponte, è affidato ai Malihini, duo romano di stanza a Londra, formato dal cantante e chitarrista Giampaolo Speziale e dalla cantante e tastierista Federica Caiozzo, che forse alcuni di voi ricorderanno autrice in proprio col nome Thony. I due, accompagnati da un batterista, hanno qui suonato neppure una mezz’oretta, un po’ poco per farsi un’idea precisa di un proposta che pare stare in bilico tra cantautorato indie, pop dalle ascendenze wave e qualche slancio soul in filigrana. Il loro album d’esordio dovrebbe uscire durante l’anno in corso per Memphis Industries, staremo a vedere.

Protagoniste della serata sono quindi le Warpaint, non alla loro prima sortita qui a Sesto, visto che erano già state qui tre anni fa. A parte in quell’occasione, al sottoscritto è già capitato diverse volte di assistere ad un loro concerto e quindi, in linea di massima, sapevo già cosa aspettarmi. Il sound stavolta mi è parso nettamente più basato sulle chitarre, tanto che sul palco neppure c’erano le tastiere, sostituite al massimo da un paio di pad, usati tra l’altro con una certa parsimonia e quasi solo per pilotare gli effetti sulle voci.

Vero e proprio motore della formazione è la batteria di Stella Mozgawa, una strumentista dal tocco abbastanza personale, tanto che non è certo un caso il fatto che sia chiamata così spesso a suonare in dischi d’altri. Sono i suoi ritmi a fornire una base solida su cui far poi appoggiare le linee di basso sinuose di Jenny Lee Lindberg e il tintinnare chitarristico di Theresa Wayman (soprattutto) e Emily Kokal, entrambe pure principali cantanti della band.

Ormai autrici di ben quattro album ed un EP, le ragazze di Los Angeles hanno definito un suono che è tutto loro: pop senza essere quasi mai ruffiano, anzi dalle strutture sempre non troppo lineari, con le melodie sempre presenti, ma intente più che altro a concorrere nella creazione di un mood onirico ed ipnotico, con le radici salde nel post-punk e capace di tingersi di dilatazioni psichedeliche, così come d’ombrose e malinconiche velature wave.

È questo quello che s’è sentito in una fascinosissima ora e mezza di show – secca, tutta filata e senza encore – partita con il tocco pop di Heads Up, subito bilanciato dal chitarrismo acuminato della vecchissima Krimson (stava sul loro primissimo EP) e da un primo classico quale Undertow. Tra momenti più avvolgenti ed altri in cui s’è palesato con più forza il loro modo conturbante d’intendere la canzone pop, un po’ tutti gli album sono stati saccheggiati, lasciando le loro cose più facili e ballabili quasi nel finale (i singoloni Love Is To Die e New Song), trafiggendo il cuore con una Keep It Healthy sempre meravigliosa e chiudendo fulgidamente con una Disco//Very lunga e spigolosa. Di tutti quelli visti, forse il loro miglior concerto.

Concerto che era la preview del Siren Festival, il quale non si terrà a Sesto San Giovanni, bensì a Vasto, in provincia di Chieti. 4 giorni di divertimento, musica e relax, dal 27 al 30 luglio. 6 palchi, oltre 30 live, con artisti come Arab Strap, Allah-las, Baustelle, Jens Lekman, Cabaret Voltaire, Jenny Hval, Ghostpoet, Trentemøller, i Quattro Quartetti di Clementi/Nuccini, Colombre tra i tantissimi in programma. E ancora: dj set, lecture, ottimo cibo scelto con cura e un mare bandiera blu, il tutto nella cornice della bellissima Vasto, coi suoi vicoletti storici e le sue piazze affacciate sul mare come terrazze. Un appuntamento, per chi può, da non perdere insomma!

Per qualsiasi info: qui.

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