Foto © Lino Brunetti

In Concert

Will Sheff/Okkervil River live a Milano, 22/11/2023

Mancavano dall’Italia nientemeno che dal 2008 gli Okkervil River, dall’epoca insomma della doppietta The Stage Names/The Stand Ins e dei concerti in coppia coi Black Keys, ai tempi ancora devoti al blues più rugginoso. Si può ben dire una vita fa, quindi, visto che negli anni che sono seguiti il buon Will Sheff, da sempre leader e unico membro fisso della formazione, ha dato una rinfrescata alla carriera di Roky Erickson attraverso il bellissimo True Love Cast Out All Evil, ha messo a punto, scompaginandone spesso la formazione, ben quattro album in studio con la sua band, per poi l’anno scorso rendere manifesto quello che era chiaro a tutti, ovvero che gli Okkervil River di base erano lui e basta, pubblicando l’ottimo Nothing Special, sulla carta l’esordio solista, in realtà prosecuzione di una carriera ormai lunga quasi venticinque anni.

Se posso sfociare per un attimo nel personale, vi devo confessare che gli Okkervil River sono sempre stati una band speciale per me, un po’ perché ebbi modo d’intervistare Will di persona ben due volte, tra l’altro nei primi anni della mia collaborazione col Busca – la prima volta quando uscì il capolavoro Black Sheep Boy, per me uno dei più bei dischi del decennio 2000-2010, la seconda, con presente anche il compianto Travis Nelsen, in occasione invece della pubblicazione del primo dei due dischi citati all’inizio – molto perché li ho sempre considerati i migliori fra le band del filone indie-folk, Americana o in qualsiasi modo lo vogliate chiamare.

Sheff è un autore di canzoni assolutamente eccelso, la cui scrittura andrebbe messa a fianco di quella dei più grandi, sicuramente per dei testi che non s’incontrano tutti i giorni, ma anche per la qualità melodica dei suoi brani e per la profondità dei suoi lavori in generale. Invece la sua musica, devo dire inspegabilmente, è ancora faccenda soprattutto per appassionati e chissà se un giorno verrà fatta finalmente giustizia. Sta di fatto che all’Arci Bellezza, nell’ultima di quattro date in Italia, ad accogliere lui e la sua band, di certo non siamo in pochi, ma neppure la massa di gente che si meriterebbe, specie se rapportato a quanto raccolto da mezze calzette (anche nel suo stesso ambito sonoro) che fanno ben altri numeri.

La lunga assenza dai nostri palchi, comunque, qualcosa di buono l’ha portata, visto che solo in queste quattro date in Italia (e nelle due successive in Austria), Will ha mutato quello che era un tour in solitaria, in una serie di concerti full band, aggiungendo quindi al suo nome, anche quello degli Okkervil nell’intestazione degli stessi. Gran bella cosa, perché se è vero che non abbiamo dubbi sul fatto che sarebbero stati emozionanti anche gli show in solo – del resto, con le canzoni che si ritrova – l’energia e la potenza sprigionata assieme ai suoi compagni attuali – ovvero il chitarrista Matt Le May, il bassista Julian Cubillos e il batterista Mac Luis, tutti nuovi e non presenti su disco – è stata davvero di altissimo livello e di quelle che non sarà facile dimenticare.

Ad aprire la serata la brava cantautrice Claudia Buzzetti, folk singer bergamasca dai trascorsi newyorkesi, spigliata e grintosa anche in questa versione solo voce e chitarra, quindi non assieme ai suoi Hootenanny. Dal carniere estrae sia canzoni vecchie, che un pugno di brani inediti che andranno a costituire il suo nuovo, imminente album, e in entrambi i casi dimostra buona penna, la giusta attitudine e un amore per le radici del folk americano, posto con freschezza da busker, che ce la rendono subito simpatica e fanno sì che il suo set scorra molto piacevolmente.

Sebbene di fatto sia il tour di Nothing Special, non sono le canzoni dell’ultimo album a tenere banco nel set di Sheff e band: certo, non è che sia stato competamente bypassato, anzi, la potente The Spiral Season è stato sicuramente uno dei momenti più esaltanti della serata, e anche gli altri brani che sono stati suonati, Estrangement Zone, Like The Last Time, la stessa Nothing Special, non hanno mancato di palesarsi come l’ennesimo drappello di grandi canzoni scaturite dal talento di Will. Ma che volete farci, neppure noi (mettendoci anche Sheff nel mazzo) siamo immuni a un pizzico di nostalgia, ed è così che è quando compaiono i pezzi degli Okkervil River che oltre all’esaltazione si fa largo anche una discreta commozione.

Del resto Will pare non aver mai cantato così bene come fa qui stasera e ha tutta l’aria di essere veramente preso bene e contento di rispolverare le sue canzoni, soprattutto quelle più vecchie. Il pubblico italiano lo galvanizza non poco, tanto che arriva a dire di rimpiangere ogni anno passato senza venire a suonare nel nostro paese. Il pubblico gli trasmette un calore impossibile da non sentire, e lui li ripaga imbastendo su voce e chitarra acustica, a volte al piano, in qualche caso pilotando anche una drum machine, i suoi pezzi, poi lasciati deflagrare attraverso la furia di una band basica nell’assetto, ma proprio per questo capace d’incarnare l’essenza più pura del rock’n’roll.

A tutto il resto ci pensano pezzi come The War Criminal Rises And Speaks, Down Down The Deep River, Plus Ones e i vari pezzi tratti da Black Sheep Boy, il quale, evidentemente, anche per Will rimane il suo disco più grande. Da lì arrivano infatti diversi dei brani suonati qui stasera, a partire da una Black proposta in una versione, a dire di Sheff stesso, vicina a quella embrionale: lenta, scarna, intima, con LeMay e Cubillos entrambi alla chitarra acustica e la melodia incantata a soverchiare il tutto. Anche For Real, dallo stesso disco, è parzialmente riarrangiata, quantomeno nella sua parte iniziale, con tastiera e drum machine, prima dell’esplosione elettrica della band. E che dire di quel capolavoro torturato e drammatico che è So Come Back, I Am Waiting se non che solo un grandissimo potrebbe scriverla e che qui, stasera, è più travolgente che mai?

Nel finale, in John Allyn Smith Sails c’infilano divertiti la melodia di Sloop John B, prima che il tutto si chiuda in festa con l’energia contagiosa di No Key, No Plan, che tutti ci manda a casa con un sorriso stampigliato in faccia. Concerto clamoroso, tra i migliori dell’anno.

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